Ostia, letti in corridoio e sovraffollamento a psichiatria: la denuncia dei Cobas
Ostia – Fino a 8 letti in corridoio al reparto di psichiatria dell’ospedale Grassi di Ostia a causa del sovraffollamento e dei tanti ricoveri. E grande difficoltà per gli operatori a garantire ai pazienti un dignitoso servizio psichiatrico di diagnosi e cura. Dopo il grido d’allarme lanciato nei giorni scorsi dalla Uil per la carenza di infermieri al reparto di sub-intensiva, oggi sono i Cobas della Asl Roma D a denunciare la precaria situazione in cui versa il servizio psichiatrico del nosocomio lidense.
La sigla, in una nota, si rivolge alla nuova giunta regionale e a Nicola Zingaretti, non solo presidente della Regione Lazio ma anche commissario alla sanità, segnalando le “problematiche e le criticità organizzative/gestionali/strutturali, presenti all’interno del servizio psichiatrico di diagnosi e cura, già segnalate dall’organizzazione sindacale agli organismi aziendali dell’Asl Rm/D con nota prot. Az. N. 109619 del 12 dicembre 2012”. Attualmente il decreto commissariale n. 80/2010 della Regione Lazio prevederebbe presso il reparto psichiatrico del Grassi 16 posti letto, ma emergerebbero “forti dubbi e perplessità a causa delle scarse ed inadeguate capacità relative ai requisiti minimi strutturali, tecnologici e organizzativi, nonché di sicurezza dello stesso reparto e, cosa ancor più rilevante, la scarsità delle risorse umane e professionali già sotto organico con 13 posti letto”.
L’attuale situazione, infatti, non garantirebbe il corretto e idoneo funzionamento del reparto e non permetterebbe, quindi, la realizzazione e l’applicazione del decreto e, di fatto, l’aumento dei posti letto previsti. Secondo i Cobas, la difficile e drammatica situazione che viene a determinarsi all’interno del reparto per la continua presenza di letti nel corridoio rappresenta, in ogni caso, non solo una violazione della dignità e dei diritti della persona, ma, riteniamo, un ulteriore elemento di criticità e di difficoltà, se non di rischio, per persone ricoverate e che si trovano in particolari e complesse condizioni psico-fisiche con possibili alterazioni delle funzioni cognitive. Inoltre, per la sigla, si creerebbero “rischi e pericoli per l’integrità e la tutela stessa dei pazienti, nonché per quella degli operatori, soprattutto, in presenza di situazione e condizioni di disagio e/o di particolari tensione”.
“Questa situazione non può evidentemente non incidere sulle già delicate e complesse condizioni psico-fisiche dei pazienti che si trovano, a volte, in stato di “contenzione””, spiega Cesare Morra dei Cobas. Queste condizioni, inoltre, sottolineano alla sigla, non favorirebbero il recupero dei pazienti ma anzi c’è il rischio che il ricovero psichiatrico si trasformi in un ulteriore elemento di tensione invece di una opportunità positiva, indispensabile all’interno del progetto e del percorso terapeutico/riabilitativo. A questa situazione si aggiungono le difficoltà, segnalate più volte dagli operatori, legate all’inadeguatezza e all’inagibilità di alcuni spazi, come il giardino, necessari per creare migliori condizioni socio-ambientali ai fini del trattamento terapeutico e per scongiurare la percezione di “luogo” chiuso vissuta spesso nelle “strutture manicomiali”.
I Cobas, a questo riguardo, hanno segnalato ripetutamente alla direzione aziendale il “grave stato di abbandono, d’incuria, nonché d’insicurezza in cui versa il giardino antistante il reparto, unico spazio “aperto” per i pazienti ricoverati a psichiatria”. “La fatiscenza e il degrado del giardino, oltre a rappresentare un elemento di rischio e pericolosità a causa dell’usura dei “pali di recinzione”, rendono difficoltoso l’ utilizzo e la fruibilità da parte dei pazienti visto che il giardino è sprovvisto di una tettoia per cui, quando piove, l’accesso è impedito”, proseguono. Per queste ragioni, l’accesso è possibile solo in determinate fasce orarie, esclusivamente con la presenza/vigilanza obbligatoria di un infermiere per evitare anche la possibilità di “fuga”. E questo è un altro aspetto che mortificherebbe la professionalità degli operatori, costretti così ad un ruolo di “guardiania”.
Per i Cobas, il grave problema del sovraffollamento dipenderebbe da una serie di carenze legate sia all’insufficienza delle strutture Spdc in rapporto al bacino di utenza, sia alla carenza del personale se si pensa che il Progetto obiettivo della Regione Lazio 1999 - 2000 prevedeva un Spdc con 15 posti letto. Attualmente, il personale presente all’interno reparto è formato da 7 medici al posto dei 9 previsti; 1 psicologo invece di 2; nessun assistente sociale mentre dovrebbe essercene 1; 1 capo sala; 17 infermieri più una unità al DH (ce ne vorrebbero, se si calcolassero solo i 13 posti letto, 20 ); 2 ausiliari (ne necessitano almeno 4). Per il bacino d’utenza i 13/16 posti sono totalmente insufficienti: ce ne vorrebbero 29/32 posti letto, quindi 2 Spdc. Affluiscono al servizio, inoltre, tutti i passeggeri che transitano all’aeroporto di Fiumicino e che necessitano di ricovero in psichiatria e, nell’ultimo periodo anche alcuni pazienti dell’ospedale Fatebenefratelli attualmente chiuso (c’è un calendario per una turnazione per ogni SPDC).
Ma il problema del sovraffollamento, in ogni caso, non può essere affrontato, né tanto meno risolto, se non vengono portate alla luce le problematiche e le criticità esistenti nella rete dei servizi territoriali legati alla salute mentale e se non vengono realmente e fattivamente realizzate quelle politiche e quegli interventi che legano la salute alle problematiche sociali e individuali e, quindi, di integrazione socio-sanitaria. In un territorio in continua crescita edilizio-abitativa, infatti, come avviene nel Municipio X (ex XIII) e nel comune di Fiumicino la rete dei servizi in grado di rispondere ai problemi legati al disagio e alla salute mentale in termini di prevenzione, cura e riabilitazione, risulta enormemente insufficiente ed inadeguata. Le strutture e i servizi dell’Asl Rm/D attualmente esistenti sono 1 ambulatorio ad Acilia, 1 Csm e un Centro diurno ad Ostia e un Csm e un Centro Diurno nel Comune di Fiumicino.
Tutte le strutture hanno problemi legati alla carenza del personale e di figure professionali essenziali che, peraltro, nel corso di questi anni hanno subito un forte e grave depotenziamento se si pensa che nel solo X Municipio (ex XIII – CSM di Ostia) negli ultimi anni sono stati trasferiti circa 18 operatori a tempo indeterminato che, se pur sostituiti da altri 10 operatori circa ( alcuni a tempo determinato ), rappresentano, un elemento di ulteriore fragilità in rapporto alle effettive esigenze organizzative/funzionali del servizio. I Cobas chiedono pertanto al governatore Zingaretti un “Suo diretto interessamento e intervento per affrontare e risolvere le suddette problematiche e criticità al fine di garantire condizioni di decoro, di sicurezza, nonché dignità professionale e umana alle/gli operatrici/tori e affinché venga riconosciuto e restituito il pieno diritto alla cura e alla salute ai cittadini/utenti che si trovano a vivere una situazione di particolare difficoltà”.
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