Giovani, anche a Ostia i ‘pub crawl’, i tour alcolici
Ostia - Anche a Ostia si beve fino a star male mentre a Roma la notte scorsa è morto un ragazzo nelle notti calde della movida. Dal 2006 sono sei i giovani morti. Ed a finire sotto accusa sono i ‘pub crawl’, i cosiddetti tour alcolici tanto di moda tra i giovanissimi anche al Lido di Ostia dove sono presenti tanti bar e pub dove fare il ‘pieno’ di birra e superalcolici.
“A volte non ci bastano neanche 20 euro a testa per bere”, spiega Tommaso T., 19 anni, studente universitario lidense, che fa anche il nome dei locali di ‘riferimento’ dove ci si incontra per bere fino a ubriacarsi. Molti si trovano proprio a lungomare. Si beve spendendo relativamente poco, alternando i bicchierini di whiskey o tequila con le pinte di bionde o scure. I superalcolici sono serviti anche in maniera fantasiosa, con Nutella sul bordo, per esempio.
La scorsa notte uno studente americano di 21 anni, Andrew Keith Carr è precipitato dal parapetto a lungotevere dei Tebaldi, all’altezza di Ponte Sisto, per cause tutt’ora al vaglio degli inquirenti che stanno ascoltando i sei amici che erano con lui. E che avrebbero fornito agli inquirenti delle versioni discordanti. Resta il fatto che il 21enne intorno alle due della notte è volato compiendo un volo di 15 metri prima dello schianto mortale. E vittime di incidenti analoghi se ne contano almeno sei negli ultimi sette anni, tra ragazzi italiani e stranieri. L’anno scorso morì un giovane coreano con passaporto americano: stesso tragico volo dopo il ‘pub crawl’ nel Tevere. E tre anni prima un australiano. Altri sono rimasti seriamente feriti dopo serate a base di musica assordante e alcool a go-go.
Andando a ritroso, prima di Andrew Keith Carr, del giovane coreano e dell’australiano toccò nel 2007, all’alba del 22 marzo ad Alfredo Maria Capaldo, un ragazzo di 23 anni che finì nel Tevere a bordo della propria auto al Ponte Palatino dopo un volo di 10 metri. Guidava a forte velocità e sbandando urtò il marciapiedi che fece da ‘trampolino’. Quando la vettura fu recuperata fu ritrovato ancora al volante con la cintura allacciata. l 29 agosto del 2009, come anticipato, Keith Jason Scorer, 20 anni, australiano, cadde sugli argini del Tevere, morendo: indossava una t-shirt con su scritto ‘pub crawl’. Nel 2010 un altro studente americano volò dal terrazzo di un appartamento al settimo piano in via Ippolito Nievo. Anche lui aveva trascorso la serata a bere con gli amici. Il 7 giugno 2010 un giovane inglese di 22 anni cadde all’alba dalla finestra della camera d’albergo dell’Hostel di via Solferino, nei pressi della stazione Termini. Si salvò ma riportò gravissime ferite. Il penultimo tragico episodio l’anno scorso quando Han Kwang Kee, 19 anni, coreano ma residente negli Usa, morì a lungotevere di Tor di Nona, sulla banchina. Al polso il nome del pub dove era stato fino a poco prima.
“Si tratta del terzo incidente mortale in cinque anni registrato sul lungotevere, a dimostrazione di come sia indispensabile adottare misure a tutela dell’incolumità di cittadini e turisti, allo scopo di evitare nuove cadute e nuove vittime", afferma il presidente Codacons, Carlo Rienzi: "E’ necessario installare delle reti di sicurezza sul Lungotevere che, anche in caso di caduta accidentale, impediscano l’impatto con la banchina, associate a sistemi di rilevamento a distanza in grado di segnalare in tempo reale anomalie o situazioni di pericolo, e consentire l’intervento immediato delle forze dell’ordine e dei mezzi di soccorso”, conclude Rienzi.
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