Ostia – Sciopero della fame, incatenamento ai cancelli e occupazione dei piani del Centro paraplegici di Ostia a rischio chiusura per mancanza di personale sanitario. Lunedì 30 maggio scatta la protesta dei pazienti del Cpo di viale Vega che, secondo quanto ha denunciato nei giorni scorsi la Uil Fp attraverso i segretari territoriali Pino Conforzi e Lucio Di Camillo e l’Amo, Associazione mielolesi Ostia della quale è presidente Giacomo Percoco, correrebbe il pericolo di chiusura di un altro dei quattro piani presenti, due dei quali già chiusi. Se i timori dei degenti si avverassero sarebbero dimessi 14 pazienti, mentre non avrebbero possibilità di avere accesso per il ricovero una trentina di malati, da mesi in attesa di interventi di chirurgia plastica a causa delle piaghe da decubito”, ha spiegato a Ostia Tv Giacomo Percoco. VIDEO


“Per risolvere la situazione, che si presenterebbe a partire dalla metà del mese di giugno dopo la presentazione e approvazione del piano ferie, occorrerebbero quattro sanitari”, spiega il presidente dell’Amo, l’associazione fondata da Gennaro Di Rosa, storico paziente scomparso pochi anni fa al quale il centro è stato intitolato. “Ci domandiamo il motivo per cui mentre al Grassi, al quale il nostro presidio è accorpato, a dare una boccata di ossigeno, oltre ai Giubilini, come sono noti gli operatori chiamati in occasione del Giubileo in vista di una maggiore affluenza all’ospedale, arriveranno grazie al decreto firmato da Zingaretti il 17 maggio scorso 55 unità, qui al Cpo non è prevista alcuna risorsa umana. Che cosa dobbiamo fare per far valere il nostro diritto alla salute? Un diritto garantito innanzitutto dalla Costituzione italiana!”.


“Abbiamo preso questa decisione insieme ai componenti del consiglio direttivo della nostra Associazione, i consiglieri Roberto Pergolato e Giacomo Paolo Rossi”, prosegue Giacomo Percoco: “inizialmente avevamo pensato ad una protesta ‘silenziosa’, poi, dopo aver riflettuto, abbiamo convenuto che la nostra mobilitazione dovesse essere incisiva perché qui si tratta di intervenire in difesa dei più deboli e, anche, di una parte della popolazione di Ostia contro l’ennesima ventilata chiusura di un piano di degenza dopo quella avvenuta due anni fa: di fatto, dei quattro piani del centro ne rimarrebbe soltanto uno in funzione. Ma noi”, sottolinea, “non abbiamo intenzione di permetterlo anche se da tempo assistiamo impotenti ad un lento ed inesorabile depotenziamento della struttura. Non abbiamo un chirurgo plastico, uno specialista fondamentale per chi soffre di lesioni al midollo, la sala operatoria, nuovissima, che era dotata di tutte le attrezzature, è chiusa e praticamente è stata utilizzata poche volte. Così, per dare maggiore alla protesta, abbiamo deciso di incatenarci: a darci sostegno Casapound”.


“Abbiamo chiesto alla Asl ma non ci hanno dato risposte, per questo diciamo basta a questo ‘stillicidio psicologico’: ci opporremo con tutte le nostre forze contro la chiusura del Cpo perché è la nostra vita e la nostra storia”, continua: “da lunedì i dirigenti Asl Rm3 e la Regione Lazio si dovranno assumere tutte le responsabilità per questo gesto ‘estremo a difesa della nostra salute e della nostra dignità”, conclude Giacomo Percoco affermando che “è necessario dare effettiva concretezza al diritto già espresso dall’articolo 1 della legge n. 104 del 1992, ossia che la Repubblica persegue il recupero funzionale e sociale della persona affetta da minorazioni fisiche, psichiche e sensoriali e assicura i servizi e le prestazioni per la prevenzione, la cura e la riabilitazione delle minorazioni. L’articolo 7 della stessa legge prevede, inoltre, che la cura e la riabilitazione della persona disabile si realizzino con programmi che prevedano prestazioni sanitarie e sociali integrate tra loro, che agiscano sulla globalità della situazione di handicap”.


Mercoledì scorso Giovanni Pignoloni, vicepresidente del Codacons, si è recato al Cpo per incontrare i degenti. “Cercheremo di vedere che cosa possiamo fare per aiutare i pazienti: non è umanamente accettabile che persone fragili, bisognose di cure, rischino per mancanza di personale: a questo punto, se si tratta di una questione di piano ferie, o scaglionano le ferie o chiamano personale”, ha detto a Ostia Tv: “nel frattempo esamineremo la questione non escludendo di presentare un ricorso al Tar o un esposto alla Procura”.


Francesco Storace, candidato all’Assemblea capitolina, domenica è andato in visita al presidio di viale Vega “denunciando in diretta su Facebook denuncia le condizioni disastrate della struttura letteralmente abbandonata e "distrutta" dalla Regione Lazio e dall'amministrazione Zingaretti” e “con i malati, che non hanno nemmeno il diritto di essere curati, pronti a passare alla linea dura”.


QUESTO IL SUO COMMENTO "Sono all’ingresso del CPO, Centro Paraplegici di Ostia, intitolato a Gennaro Di Rosa, un degente che è scomparso anni addietro. Io, da Presidente della Regione, vi trovai un cumulo di macerie: mi ci portò un nostro deputato, il deputato del Collegio, Teodoro Buontempo, che mi fece vedere com’erano trattati questi malati gravissimi. Parliamo di paraplegici, di mielolesi, quelli che non sono certo malati per scelta, ma di persone che hanno avuto incidenti gravissimi e che sono sulla sedia a rotelle, che sono in condizioni drammatiche. E qui venivano curati. Adesso c’è una Regione che ha distrutto questa struttura che era il fiore all’occhiello della nostra Amministrazione, che rimettemmo in piedi, l’Amministrazione Zingaretti ha deciso di chiudere per ferie.


Siamo ad Ostia, pieno litorale laziale, pieno litorale di Roma. La sanità: ecco le condizioni. Ero a Messa perchè ero venuto a pregare, a trovare un momento nel Giorno del Signore, avevo una manifestazione sul territorio. Alla fine della Messa, Giacomo Percoco, presidente dell’associazione mielolesi di Ostia ha chiesto la parola ed è stato un appello drammatico. Ha raccontato che dei 4 piani che qui c’erano, ne rimarrà uno solo di degenza e cura perché non ci sono medici. Non si assumono quattro persone. Posso dire 'vergogna, presidente Zingaretti'? Domani mattina questi malati si incateneranno ai piani perché vogliono avere diritto alle cure, vogliono essere assistiti, vogliono essere guariti. Risolvi immediatamente questo problema, Governatore, perché non sei pagato per non ascoltare le persone che soffrono di più".


(Restiamo in attesa di eventuali dichiarazioni da parte dell'Azienda, che pubblicheremo, in quanto oggi, domenica, non è stato possibile rintracciare nessun rappresentante, funzionario o dirigente che potesse fornire chiarimenti sulla vicenda)