Ostia, sconto di pena per l’ex violento, il legale: “Segnale negativo”
L’AVVOCATO - L’avvocato Massimiliano Santaiti, legale di Elena Santaiti, intervenendo ai microfoni della trasmissione ‘Legge o giustizia”’ su Radio Cusano Campus, ha spiegato: “Ieri c’è stata l’udienza di appello. In primo grado l’ex fidanzato di Elisa è stato condannato a 8 anni di carcere, ieri la pena è stata ridotta a 6 anni. E’ un segnale negativo, ancora una volta in questi casi di violenza sulle donne. E’ un messaggio che porta a pensare: lo vedi, questi la fanno sempre franca e se li denunci poi te li ritrovi sotto casa. Questo scoraggia qualsiasi iniziativa delle vittime di violenza di denunciare”.
IL FONDO RISARCIMENTO – Per quanto riguarda il fondo per risarcire le donne vittime di violenza da parte di persone nullatenenti o che non possono pagare i risarcimenti decisi dai tribunali, l’avvocato Santaiti ha dichiarato a Radio Cusano Campus: “Questo fondo di garanzia è contenuto in una direttiva comunitaria del 2004 che non è mai stata recepita dall’Italia. Dopo il mio appello, l’on. Luca D’Alessandro ha presentato un disegno di legge alla Camera con la sua collega Morani. Questo ddl è rimasto lì, bloccato nelle paludi della Camera dei Deputati. La senatrice Bencini ha presentato un analogo disegno di legge al Senato, ma anche lì nulla di fatto. Le vittime come Chiara Insidioso ed Elisa Consoli sono abbandonate a loro stesse. Elisa abita ad Ostia insieme ai genitori e alla sorella, sono segregate in casa perché temono le reazioni dei familiari del fidanzato. Vorrebbero andarsene, cambiare aria, ma non hanno soldi e non c’è nessuno che li aiuta. La madre ha venduto anche il corredo che aveva in casa, sta vendendo quello che può. Nel 2016 non si possono sentire certe cose”.
IL CONVEGNO – Giovedì 7 aprile si è svolto al VLounge Beach a Ostia il convegno ‘Donne e violenza domestica’, organizzato da Flames Gold. In Italia si è scoperto che un omicidio su 4 avviene in famiglia, tra le mura domestiche: il 70% delle vittime sono donne e in 8 casi su 10 l’autore è un uomo.
VIOLENZA DOMESTICA - Secondo l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) la violenza domestica è un fenomeno molto diffuso che riguarda ogni forma di abuso psicologico, fisico, sessuale e le varie forme di comportamenti coercitivi esercitati per controllare emotivamente una persona che fa parte del nucleo familiare. Può portare gravi conseguenze nella vita psichica delle donne, degli uomini e dei bambini che la subiscono perché può far sviluppare problemi psicologici come sindromi depressive, problemi somatici come tachicardia, sintomi di ansia, tensione, sensi di colpa e vergogna, bassa autostima, disturbo post-traumatico da stress e molti altri. Vittime di questa forma di violenza sono spesso le donne, che a volte ‘pagano’ con vita la violenza di compagni, mariti e familiari.
GLI OSPITI – All’incontro sono intervenuti la dottoressa Silvia Angelini, la dottoressa Barbara Cerusico, il tenente colonnello dei carabinieri Nazzareno Di Vittorio, il dottor Eugenio Pini, Isabella Rauti e la dottoressa Vincenza Romi, la giornalista Daniela Bricca.
LE CONSEGUENZE - Le condizioni di chi subisce la violenza sono tanto più gravi quanto più la violenza si protrae nel tempo, o quanto più esiste un legame consanguineo tra l’aggressore e la vittima. Dal punto di vista fisico le violenze domestiche possono generare gravi danni permanenti e portare difficoltà del sonno o nella respirazione. Le conseguenze della violenza domestica protratta nel tempo lasciano segni anche sul piano relazionale perché le vittime che la subiscono spesso perdono il lavoro, la casa, gli amici e le risorse economiche di sostentamento. Il fenomeno della violenza domestica risulta essere diffuso in tutti i paesi e in tutte le fasce sociali. Gli aggressori appartengono a tutte le classi e a tutti i ceti economici, senza distinzione di età, razza, etnia. Le vittime sono uomini, donne e bambini che spesso non denunciano il fatto per paura o vergogna.
RIFLESSIONI SUI DATI ISTAT - In una indagine ISTAT (2006) condotta su un campione di 25.000 donne tra i 16 e i 70 anni sono emersi dati allarmanti. Sono più di 6 milioni le donne dai 16 ai 70 anni che hanno subito abusi fisici o sessuali nell’arco della loro vita. Sono 2 milioni le donne che hanno subito violenza domestica dal partner attuale o da un ex partner, mentre 5 milioni di donne hanno subito violenza fuori dalle mura domestiche. Gli autori delle violenze sono sconosciuti (15,3%), o persone conosciute superficialmente (6,3%), a volte apparentemente insospettabili come amici (3%), colleghi di lavoro (2,6%), parenti (2,1%), partner (7,2%) o ex partner (17,4%).
In realtà non è possibile sapere il numero esatto delle donne che hanno subito queste terribili esperienze, perché questi dati sono relativi soltanto al numero esiguo di donne che hanno denunciato il fatto alle autorità. Si è stimato che oltre il 90% delle vittime non denuncia il fatto; precisamente si è stimato che le donne che hanno subito una violenza da un “non partner” senza denunciare il fatto sono state il 96%, mentre il 93% è la percentuale di donne che non ha denunciato la violenza subita da parte del partner. Un rapporto Eures-ANSA del 2005 ha portato alla luce un’altra grave conseguenza della violenza domestica. Si è scoperto che un omicidio su 4 in Italia avviene in famiglia, tra le mura domestiche: il 70% delle vittime sono donne e in 8 casi su 10 l’autore è un uomo.
IMPARARE A RICONOSCERE L’ABUSANTE - Per difendersi da situazioni di abuso domestico è necessario prima di tutto imparare a riconoscere i comportamenti tipici dell’abusante. Occorre sapere che dalle ricerche condotte sulla problematica è emerso che, al contrario del pensiero comune, la violenza domestica non è sempre legata a patologie o al consumo cronico di sostanze alcoliche e di stupefacenti. I dati ci confermano che fra i casi sottoposti ad indagine solo il 10% degli abusanti era affetto da disturbi patologici e abusava normalmente di sostanze tossiche.
Chi commette ripetutamente azioni violente fra le mura domestiche di solito ha un unico obiettivo: desidera porre la sua vittima in uno stato di “sudditanza” perché vuole sentirsi potente e perché esercitare azioni di comando e di controllo su un membro della famiglia lo fa sentire appagato e sicuro di sé. I suoi comportamenti hanno sempre come unico scopo quello di controllare tutto il vissuto del partner per rafforzare il suo personale sentimento di potere; per raggiungere questo obiettivo sente che deve eliminare tutto ciò che potrà ostacolare il rafforzamento di questo senso di sicurezza. Di solito gli abusanti sono soggetti estremamente insicuri nella vita sociale, non hanno grandi possibilità di sfogo e relazioni sociali appaganti.
Trovano più facile colpire gli appartenenti al nucleo familiare, soprattutto se i membri della famiglia hanno bisogno di loro per il sostentamento. Per fuggire dalla responsabilità delle proprie azioni, l’abusante tenta con qualunque mezzo di favorire l’oblio e il segreto perché vuole impedire che si creino attorno alla vittima relazioni sociali rassicuranti. Nelle storie raccontate dalle vittime di violenza domestica, si apprende che la vittima nel tempo impara a “sopportare” eventi orribili, iniziando così a soffrire di problemi psichici che la spingono alla chiusura e ad una riduzione drastica della sua personale autostima ossia ad avere un atteggiamento eccessivamente critico verso se stessa e a sentirsi costantemente insoddisfatta delle proprie qualità.
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