Ostia -  Passaggio di consegna oggi al liceo Anco Marzio di Ostia. La  protesta, iniziata martedì scorso dai docenti per dire no alle famigerate 24 ore di lezione, è passata nelle mani deglistudenti.
 

Questa mattina 200 tra insegnanti e alunni si sono dati appuntamento in cortile per la prima ora di lezione, che si è svolta all'aperto per protestare contro il mancato rispetto della 626, la legge a tutela della sicurezza nelle aule. 

Poi intorno alle 9.30 un cordone di centinaia di ragazzi di diversi licei lidensi, dal Toscanelli all'Enriquez, è partito in corteo dalla succursale dell'Anco Marzio, per raggiungere la sede centrale dell'istituto, che è stata letteralmente presa d'assalto.

 

Obiettivo: contestare la legge 953, che nega agli studenti il diritto alla parola, privandoli della possibilità di nominare i propri rappresentanti e di indire assemblee di istituto.



"L'assemblea di istituto è una forma di partecipazione  importantissima per gli studenti, è unaforma di educazione alla cittadinanza. La scuola deve educare alla democrazia. Oggi siamo qui perché vogliamo che tutti i cittadini siano informati della nostra situazione" prosegue Niccolò, rappresentante di istituto. 


Una situazione che, come ha affermato la prof. Arcamone, rappresentante docenti RSU, "mette a rischio la sopravvivenza stessa della scuola pubblica. Una scuola sempre più mutilata, privata dei finanziamenti che invece vengono destinati agli istituti privati e con aule sovraffollate e non a norma".

 

cinque giorni di manifestazioni si concluderanno domani, con l'ennesima lezione a "porte aperte" e la  correzione dei compiti oltre l'orario delle lezioni, come è avvenuto venerdì scorso nell'atrio della scuola e fuori dai cancelli dell'istituto per mano di una trentina di professori . 

 

Intanto, nella palestra dell'Anco Marzio è stata indetta ed è ancora in corso un'assemblea straordinaria, nonostante il parere contrario della preside, che insieme ai docenti, sta tentando di mettere in piedi un tavolo di confronto con gli studenti, che a gran voce reclamano una scuola di diritti democratici, non di  privazioni imposte dalle necessità economiche del Governo.