De Tomassi: “E’ un bimbo superdotato il piccolo che aggredì la preside. Trovato un equilibrio”
Ostia – A distanza di alcune settimane dal drammatico episodio accaduto alla scuola Vivaldi di Ostia, dove un bambino, presumibilmente sofferente di una forma di disagio, aveva aggredito la preside che aveva cercato di aiutarlo, Stefano De Tomassi, pedagogista dell’Associazione pedagogisti del municipio XIII, informa di un risvolto positivo.
“Grazie all’attivazione dei servizi sociali, della preside e alla collaborazione con la famiglia hanno permesso di evidenziare le potenzialità del bambino e una probabile area di sviluppo”, spiega De Tomassi.
Secondo il pedagogista è da evidenziare l’importante contributo dell’associazione Anfass Ostia che ha attivato immediatamente un assistente educativo che potesse valorizzare la specialità del bambino in questione.
E’ infatti emerso da approfondimenti che il bimbo in questione è una eccellenza nell'apprendimento didattico e questo potrebbe inserire la situazione in un contesto di cosiddetto di "bambini superdotati", questione che spesso non si gestisce al meglio. Di qui, spesso, le reazioni comportamentali infantili sfuggono al controllo.
“Quello che assolutamente non va fatto è medicalizzare e dettare diagnosi approssimative che vanno a bollare il ragazzo quando in realtà ci si trova di fronte ad una intelligenza cosiddetta "divergente", speciale. Tale ragionamento è emerso anche parlando, ripeto con competenza, proprio con la madre del bambino che è una educatrice nel suo paese di origine e quindi persona capace di capire la cosa”, prosegue l’educatore.
Importante la collaborazione di varie figure genitoriali, didattiche, educative, sportive per permettere al bambino di far uscir fuori nel contesto di gruppo la sua specialità e metterla in comune ed essere riconosciuto. Il dottore non serve: si tratta dunque di agevolare delle capacità magari non comprese appieno e avere pazienza, professionalità affetto.
“Ci sentiamo dunque di esprimere soddisfazione per questa risoluzione e finalmente si intravede lo spiraglio di una collaborazione. La scuola, l'informazione, la famiglia, i servizi sociali, la cooperativa, i professionisti possono incontrarsi e una volta che i riflettori si accendono eliminare le zone d'ombra, le matasse, gli ancoraggi e iniziare a risolvere”, continua.
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