Ostia - Da oggi e per i prossimi tre mesi, 14 condannati sottoposti a misure alternative al carcere lavoreranno a Ostia occupandosi di verde e decoro urbano. L’iniziativa è stata presentata nella sede del X Municipio dall’assessore capitolino alla legalità e delegato del X municipio, Alfonso Sabella. “Un progetto importante che punta alla riabilitazione e al reinserimento sociale di chi ha sbagliato e sta pagando per le illegalità commesse”, dichiara Marco Possanzini, coordinatore Sel X municipio. “Non è semplice per un ex detenuto riabilitarsi e intraprendere una vita normale così come non è facile per chi è senza lavoro trovare un'occupazione. E' sbagliato strumentalizzare questo tema riconducendolo all'ennesimo scontro fra gli ultimi contro i penultimi”, prosegue l’esponente politico.



“La crisi economica ha svaligiato di felicità e di serenità la vita di tutti noi, non risolveremo nulla alimentando la guerra degli stracci. Inoltre la crisi occupazionale e il pregiudizio consegnano nelle mani della criminalità, troppo spesso, chi invece vorrebbe vivere onestamente. Uno strumento come le borse lavoro deve diventare strutturale, deve essere finanziato e irrobustito, deve essere utilizzato per aiutare attraverso l'inserimento nel mondo del lavoro chi oggi, per ragioni anagrafiche, penali, congiunturali, si ritrova ultimo fra gli ultimi. Non dimentichiamo inoltre che la criminalità organizzata si nutre del disagio degli ultimi, lo sfrutta, lo utilizza per costruire lo "stato parallelo". Per combattere le mafie dobbiamo capire, approfondire, il welfare parallelo delle mafie stesse. La malavita offre una lista di servizi infinita e si alimenta all'interno di un sistema economico in profonda crisi sfruttando il disagio sociale per ricavarne profitto. Sconfiggere la criminalità, combattere l'illegalità, significa anche spezzare questa catena utilizzando ad esempio le borse lavoro, costruendo delle politiche attive di reinserimento dei detenuti, introducendo nel nostro paese uno strumento come il reddito minimo garantito, per tutti”, conclude Marco Possanzini.