Ostia - Uno spazio anonimo e isolato trasformato in una galleria d'arte urbana. Sotto i piloni del cavalcavia Attico Tabacchi, su via Punta del Saraceno stamani è stata inaugurata la mostra fotografica di Leonardo Valentini

La mostra, come si augurano i residenti del quartiere e il consigliere del Pd del XIII municipio, Giuseppe Sesa, simboleggia l'inizio di una nuova vita per uno spazio cittadino che ha le giuste peculiarità per essere utilizzato, trasformato da luogo abbandonato e senz'anima ad un punto di riferimento per l'arte e la cultura di Ostia


LEONARDO VALENTINI E L’UTOPIA DEL NON LUOGO

 
Tra le molte qualità che possono essere attribuite al lavoro di un artista, il coraggio dell’utopia è certo, oggi, una delle meno praticate. Sorprende, pertanto, la coraggiosa scelta, fatta dal fotografo Leonardo Valentini, di esporre una nutrita serie di sue fotografie sotto l’arcone del cavalcavia Attico Tabacchi, il ponte auto-pedonale che oltrepassa la ferrovia Roma-Lido e la via del Mare verso il quartiere di Ostia Levante, in corrispondenza di via Ammiraglio del Bono.

Occupato da un anonimo parcheggio, oppresso dal pesante brutalismo delle membrature cementizie circondato dagli attributi dell’incuria e della desolazione, lo spazio sottostante al cavalcavia si presenta, per statuto funzionale ed elementi contingenti, come esemplare modello della categoria di NON-LUOGO.
 
Questa condizione ostensiva, a prima vista penalizzante, per il Valentini diviene una sfida di “restituzione”. Al fondo di questa operazione sta un convincimento e un’UTOPIA: che all’arte 
e alla bellezza si possa affidare, certo solo in parte, ma per una frazione socialmente importante, la missione di liberare la società dalle sindromi del pessimismo e del disincanto.

“Riqualificare eticamente” uno spazio ricostruendo una frequentazione umana che non sia solo veloce attraversamento ma possa dare seguito da principio ad un incuriosito sostare e poi forse attenta contemplazione. Una sfida che è, al contempo, una provocazione giocata sul filo delle discrasie: lo scarto tra la raffinata cifra stilistica e l’intonazione espressiva delle fotografie presentate e le caratteristiche dell’inconsueto contenitore espositivo sono la forza di questa mostra.