Ostia, senza lavoro, si impicca: il dramma di Ernesto nel ricordo degli amici
Ostia – Troppo giovane per andare in pensione. Ma troppo anziano per trovare un’occupazione. E, come accade ormai troppo spesso, decisamente out per il mondo del lavoro. Si è probabilmente trovato in questa drammatica situazione Ernesto M., 62 anni, un italo-argentino da anni residente in Italia, prima in Calabria poi a Ostia, Roma, che ormai da qualche anno tirava avanti facendo qualche lavoretto. Fino a ieri quando, presa una corda, se l’è messa attorno al collo facendola finita nella pinetina dietro la caserma delle Fiamme gialle, a via Mar Rosso. A notare il corpo privo di vita dell’uomo, impiccato ad una grata, separato, due figli, al secondo matrimonio dopo il primo contratto in Inghilterra molti anni fa, un passante che ha immediatamente chiamato il 113 e poi il 118. Ma per Ernesto non c’era più nulla da fare. Nessun biglietto o messaggio. Sulle prime l’ipotesi degli inquirenti, come ha riferito ieri sera il dottor Antonio Franco, dirigente del commissariato di Ostia, era che potesse essere preoccupato per il figlio, che era stato ricoverato in ospedale.
Ma oggi Saverio Di Lillo, suo amico, e portavoce del comitato Osservatoriocivico 2013 e del comitato di quartiere Fiamme gialle, dichiara che ad “ucciderlo è stata questa società”. “Ernesto è una vittima di questa società: a 60 anni perdere il lavoro significa perdere tutto. La dignità, per prima cosa. E lui era una persona piena di voglia di vivere!”. “Era una persona solare, splendida, scherzosa che conoscevo bene. Spesso prendevamo insieme un caffè. Ecco”, prosegue, “l’ultima volta l’ho incontrato due, tre giorni fa. E gli ho proposto di fermarci al bar. Ma lui, a ripensarci bene, ha scosso la testa. Mi è sembrato ‘spento’. Ah, se avessi saputo! Se soltanto avessi immaginato avrei cercato di aiutarlo. Mi sarei rivolto ai servizi sociali. Ecco, invece di rimane questo grosso rammarico, questo rimpianto per una società ingiusta”.
Saverio ricorda che Ernesto all’inizio lavorava come autista di grosse auto, poi, grazie alle sue abilità di artigiano del legno e del metallo, faceva lavoretti saltuari. Anche in provincia. Abitava in via delle Fiamme gialle, poco lontano dal luogo dove è stato ritrovato. Una decina di giorni fa Salvatore I., 60 anni, un fioraio, disperato aveva incendiato il proprio furgone all’esterno del mercato dell’Appagliatore cospargendolo di alcool.
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