Ostia – E’ ormai diventata una corsa contro il tempo. Con il provvedimento del 29 marzo il presidente del tribunale di Roma ha accelerato lo smantellamento del tribunale di Ostia prevedendo il trasferimento dei fascicoli e delle udienze a quello di piazzale Clodio a partire da aprile. Questo sarebbe in aperta violazione del DLgs n. 155/2012 che fissa al 13 settembre prossimo la data di soppressione della sezione distaccata del tribunale di via dei Fabbri navali. Contro questo provvedimento si è mobilitata in massa la cittadinanza e le associazioni forensi.  Il 16 aprile scorso alcuni avvocati, tra i quali Marcello De Vito, candidato sindaco di Roma del Movimento 5 Stelle e i rappresentanti della società civile hanno presentato un ricorso al Tar: il pronunciamento è atteso per l’8 maggio.


“Ci sono due profili di illegittimità nella complessa vicenda del tribunale di Ostia – afferma la senatrice Fabiola Anitori - strettamente collegati tra loro: da un lato abbiamo un decreto legislativo che sopprime la sezione distaccata in palese violazione della legge delega che dettava criteri oggettivi per il mantenimento di alcune sezioni, criteri di efficienza e efficacia che Ostia ha dimostrato ampiamente di avere. Dall’altro ci sono i provvedimenti del presidente del tribunale di Roma che chiudono Ostia prima dei tempi!”. Secondo l’esponente grillina, i provvedimenti sono al vaglio di due giurisdizioni diverse: il primo impugnato innanzi alla Corte Costituzionale per violazione dell’art. 76 della Costituzione e la cui trattazione, grazie alla mobilitazione nazionale della società civile, è stata anticipata dall’ 8 ottobre al 2 luglio; l’altro impugnato innanzi al Tar Lazio.


“Personalmente sto conducendo una battaglia politica contro il provvedimento di chiusura che anche a detta del ministro Paola Severino, con la quale ho avuto un colloquio, si trova in una situazione particolare che va valutata e risolta, visto l’obiettivo dichiarato da ben due leggi delega (ndr: n. 155 del 1999 e l’attuale legge delega 148/2011) di decongestionare il tribunale di Roma. Una situazione che merita una soluzione politico-istituzionale e per la quale mi batterò fino in fondo per evitare che il cittadino debba sempre ricorrere alla magistratura contro uno Stato sordo e cieco di fronte agli interessi della collettività”.