"Viviamo un Natale in tempo di guerra mondiale a pezzetti e non parliamo del vicino conflitto in Ucraina e della guerra in Terra Santa ma di tutti quei 70 conflitti armati sparsi sull’intero pianeta”

Nei giorni del Natale, la chiesa ortodossa, tramite Padre Gheorghe Militaru, anche vicario per gli ortodossi rumeni in Italia, dal X municipio di Roma riflette su questa festività.


"Viviamo un Natale in tempo di guerra mondiale a pezzetti. E non parliamo del vicino conflitto
in Ucraina e della guerra in Terra Santa, ma di tutti quei 70 conflitti armati sparsi sull’intero
pianeta.
Quindi in questo puzzle di guerre come si può festeggiare un Natale di Pace, il Natale del Signore Gesù che è la Pace e la Salvezza del mondo?


Questo Natale di guerra, segnato da paura e incertezza, ci fa tornare in mente altri periodi similari della storia non tanto lontana. Durante la Seconda guerra mondiale, Anna Frank, la giovane ragazza ebrea reclusa da un anno e mezzo nella soffitta di Amsterdam, scriveva a Kitty, il suo diario e confidente, che non ce la faceva più a restare privata di aria aperta, della libertà di correre e andare in bicicletta. E scriveva anche della sua gioia quando al Natale del 1943 le regalarono alcune piccole cose, come biscotti «di qualità prebellica», segno dell’affetto che le veniva mostrato. Non avrebbe più vissuto il Natale del 1944, dato che in quell’anno sarebbe stata vittima di una retata dei nazisti.


Un prete, rimasto anonimo, scriveva in una lettera del 1943 redatta nella sacca di Stalingrado,
quanta commozione e al tempo stesso quanta speranza avesse alimentato celebrando la santa notte con undici commilitoni, ricorrendo per la messa a un po’ di pane nero, ma dovendo rinunciare al vino.


Kurt Reuber, soldato della Wehrmacht, inviò sempre dalla Russia e nel medesimo anno una
stupenda lettera alla moglie, in cui si chiedeva quale senso avesse auspicare per l’anno nuovo la
pace e la fine della guerra, se poi tutti avrebbero continuato a vivere in modo tale da preparare il
conflitto successivo. Penso sia una riflessione da fare nostra.


Cosa porta alle guerre? I fattori principali sono due: l’avidità insaziabile degli uni e l’ignoranza
degli altri. I grandi poteri sanno come crescere a dismisura e perseguono tale fine con ogni mezzo, lecito o illecito che sia. Per i magnati dell’economia, per le grandi multinazionali, la fame di risorse si sazia a spese dei consumatori, che vengono a loro volta condizionati all’avidità (alias
consumismo) con cui vengono giustificate le politiche dei produttori: «C’è domanda, dobbiamo
fornire un’offerta adeguata».

 

L’ignoranza è quella di noi cittadini, che se divenissimo consapevoli di quello che possono causare le nostre parole e i nostri gesti più semplici — come già l’acquisto di certe cose piuttosto che di altre, tramite certi canali piuttosto che altri — toglieremmo pretesti ai poteri forti che opprimono l’uomo. Gesù nasce tra i semplici ma non sopporta gli stupidi e gli indifferenti. Le guerre, ci ha insegnato, nascono dall’interno del cuore dell’uomo: è lì che dobbiamo far entrare la sua luce di umanesimo e di solidarietà. Solo così, cambiando da dentro, potremo portare lo spirito del Natale vero nel nostro mondo afflitto da paure e ombre antiche, che possiamo però scacciare con un lavoro fatto di intelligenza, di amore e di buona volontà. Buon Natale del Signore a tutti e a tutto il mondo!"