Ostia – Riceviamo e pubblichiamo da Franca Vannini, portavoce della Comunità Foce del Tevere:

“Oggi 26-02-2019, alle ore 12:00, una piccola delegazione della Comunità foce del Tevere si è recata davanti la "Palestra della legalità", dove si sarebbe svolta l'inaugurazione della stessa per consegnare un volantino con su scritto i nostri pensieri le nostre perplessita' riguardo alle tante problematiche che pesano su questo quadrante di territorio, ma non ci è stato possibile.

Siamo stati bloccati, ci hanno impedito di volantinare, e alla nostra domanda: "Perché"..... CI SIAMO SENTITE RISPONDERE che avremmo dovuto fare richiesta 72 ore prima, COSA NON VERA, FALSA perchè anche sulla nostra Costituzione Italiana è scritto "ART. 21 TUTTI HANNO DIRITTO A MANIFESTARE LIBERATAMENTE IL PROPRIO PENSIERO CON LA PAROLA, LO SCRITTO E OGNI MEZZO DI COMUNICAZIONE" al nostro secondo "PERCHE'" ci hanno detto che avremmo dovuto fare una dichiarazione e che loro avrebbero stabilito il posto dove volantinare. Sul nostro volantino, che allego foto con testo NON SI LEGGONO MINACCE O ALTRO ... Concludo dicendo "VIVA LA LIBERTA' DI PENSIERO".

Ostia, ‘Palestra della legalità’: "La cultura della legalità non è culturismo"

“Non siamo i soli a pensare che l’operazione “palestra della legalità” serva solo a nascondere la polvere sotto il tappeto. La pensano così in tanti, soprattutto le associazioni e i sindacati che si battono contro lo sfruttamento, il caporalato, la perdita di diritti dei lavoratori della Sanità. Anche il nostro parroco nutre molte perplessità su questa operazione, semplicemente perché la cultura della legalità, non è culturismo; perché l’esercizio fisico non è l’esercizio di un diritto; perché il peso della cultura non è una sala pesi; perché quella che viene proposta non è una palestra popolare.

Mentre il Grassi va al collasso, il Presidente della Regione, Nicola Zingaretti, a cui fa capo la Sanità del Lazio, pare più preoccupato a tagliare i nastri di una palestra di lusso, piuttosto che dare i servizi di prima necessità completamente mancanti, come ad esempio un presidio medico. Questa dubbia operazione, che ha molte zone d’ombra, su cui sarebbe necessario fare chiarezza per trasparenza amministrativa, puzza di campagna elettorale. Ricordiamo agli smemorati che l’Idroscalo di Ostia, dove vivono 500 famiglie, è l’unico ad aver pagato un prezzo altissimo per gli affari del Porto, dove addirittura è sparito (!!!) il Piano di Zona dell’Idroscalo. Da anni chiediamo di sapere che fine ha fatto.

Altro che “ristoranti di pesce” sulla terrazza, come ha detto Zingaretti, o palestre a prezzi di mercato (realizzate con mutui a tasso zero e fondi pubblici) e sedi di associazioni amiche nemmeno registrate o feste senza tutte le autorizzazioni come è già accaduto, proprio lì. Non siamo ai tempi del panem et circenses: abbiamo bisogno di servizi primari. Siamo stanchi di sopportare da decenni la mancata realizzazione di quanto previsto nell’accordo di programma. I nostri figli, i nostri anziani, i nostri malati, le nostre mamme devono avere i servizi previsti per legge.

Per cui, se qualcuno pensa di allungare le mani su terreni, edifici o altro millantando accordi con le amministrazioni e/o facendo pressioni di qualunque natura con l'amministrazione locale attraverso operazioni mediatiche di fango, da parte dei soliti noti, per negoziare con loro al ribasso, deve ricordarsi che nel nostro territorio non viene a fare nessun tipo di affari spacciandoli per opere benefiche che nessuno gli ha chiesto, con o senza l'avvallo di Tribunali, Governatori (molto distratti ai tempi della costruzione del Porto e della richiesta del suo raddoppio e il cui partito era molto, ma molto vicino, a Mauro Balini) o chichessia. Ricordiamo chi c’è dietro a questa operazione di “legalità”.