È stato un boom: le richieste arrivate entro la scadenza prevista del 15 luglio per l’Ape Social e la Quota 41, le due misure straordinarie di pensionamento anticipato previste per i lavoratori in difficoltà che maturano determinati requisiti entro il 31 dicembre di quest’anno, sono state più di 66.000, ben il 10% in più rispetto alla già generosa previsione che era stata fatta dagli organi competenti. La preoccupazione sale, soprattutto tra le fila dei richiedenti, perché è molto difficile che vengano accettate tutte le istanze e si sta già correndo, nonostante il caldo e il vacanziero agosto trionfalmente arrivato, per trovare delle soluzioni correttive.

Cerchiamo di inquadrare sinteticamente l’argomento di cui stiamo parlando: cosa sono l’Ape Social e la Q41? Si tratta, in buona sostanza, di due scivoli riservati a determinate categorie di lavoratori, particolarmente disagiate, per poter accedere al pensionamento anticipato senza dover pagare niente e ottenendo un sostegno diretto da parte dell’INPS, l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale che si occupa anche, per l’appunto, di erogare strumenti finanziari agevolati per gli iscritti, come, ad esempio, il mutuo INPS.

L’Ape Social è una misura riservata ai lavoratori che abbiano compiuto il 63esimo anno di età e abbiano versato almeno 30/36 anni di contributi, a seconda della categoria di appartenenza, e consente di andare in pensione quasi 4 anni prima dei limiti imposti dalla Legge Fornero. Proprio in questi giorni, tra l’altro, è arrivata la proposta del Ministro del Lavoro Poletti di abbassare a 28 anni il limite di contributi versati per le lavoratrici con due figli e a 29 anni per quelle che di figli ne hanno solo uno.

La Quota 41 si rivolge, invece, a quei lavoratori considerati “precoci”, ovvero che sono entrati nel mondo del lavoro prima di compiere la maggiore età e hanno versato almeno 41 anni di contributi: questi meritevoli contribuenti potranno andare in pensione a prescindere dalla loro età anagrafica.

Entrambe le agevolazioni sono state studiate per dare un sostegno a quelle categoria di lavoratori in difficoltà, ovvero i cassaintegrati, i disabili, o chi ha un famigliare disabile, e coloro che lavorano in un settore considerato usurante e difficile, come gli operai dell’industria estrattiva, gli autisti di camion, le maestre d’asilo, i facchini e gli operatori ecologici, tanto per fare qualche esempio.

Tornando ai dati, delle oltre 65.000 richieste totali piovute sui tavoli dell’INPS, 39.777 sono relative all’Ape, mentre le restanti 26.632 arrivano dai precoci. Il Lazio, con le sue 4.594 istanze, si piazza al sesto posto, dopo Lombardia, Veneto, Sicilia, Piemonte ed Emilia-Romagna. Le coperture previste, però, potranno, secondo i calcoli degli esperti, coprire un totale di 60.000 domande, circa 35.000 per l’Ape e le restanti 25.000 per la Q41, e, quindi, a qualcuno toccherà restare fuori.

Il Governo potrebbe intervenire aumentando le risorse messe a disposizione, ma sarebbe necessario che l’INPS anticipasse la scadenza del monitoraggio delle richieste, prevista per il 15 ottobre, in modo da poter valutare l’entità degli importi mancanti.

Soddisfazione arriva comunque sia dal Governo che dalla maggior parte dei sindacati, che rivendicano a suon di Twitter e di dichiarazioni ufficiali il valore delle misure proposte, tant’è che si sta lavorando per poterle rendere strutturali e non sperimentali come sono ora.