La pizza, da eccellenza italiana ad occasione di sviluppo per i Paesi del Terzo e Quarto mondo?
Roma - E se per nutrire il pianeta provassimo con la pizza? Dalla classica, italianissima margherita con pomodoro e mozzarella a quella rivisitata all’americana con ananas e pollo la scelta è vastissima. Ed il successo di questo prodotto made in Italy è universalmente riconosciuto. Senza contare che il ‘comparto pizza’ vale 72 miliardi di euro con 300.000 imprese soltanto in Italia. Aprire una pizzeria, inoltre, in tempi di recessione economica può rivelarsi un ottimo business anticrisi: i costi sono relativamente modesti, stimati in circa 10mila euro per una attrezzatura basic nel nostro paese. Se il tema che si propone di svolgere l’Expo di Milano 2015 è “Nutrire il pianeta – Energie per la vita”, il mondo della pizza si trova per sua natura su questa linea. La pizza, infatti, realizzata con pochi e semplici prodotti – farina, acqua, lievito con l’aggiunta di mozzarella, pomodoro (ma non sempre) e altri ingredienti a piacere – semplice ed economica, soddisfa le esigenze alimentari di un pasto completo, apprezzato e consumato in tutto il mondo. Contribuire alla diffusione della cultura di questo prodotto di qualità a livello internazionale diventa quindi anche una proposta alimentare alla portata di tutti, aiutando con semplicità a ridurre il costo del cibo.
Ma come organizzarsi in un villaggio della foresta amazzonica o dell’Uganda per riuscire a sfornare delle pizze? Dove procurarsi le materie prime? Per gli aspiranti pizzaioli che ogni anno arrivano in Italia dalle metropoli del Giappone, dell’India, della Thailandia o del sud America per imparare l’arte della pizza il problema non si pone. Una volta tornati in patria, potranno, grazie agli arrivi giornalieri di mozzarelle di bufala, pomodorini pachino e olive, recarsi in aeroporto a ritirare quanto ordinato. Per rendersi conto delle popolarità di questo alimento, ecco i dati forniti dall’Istituto Europeo della Pizza Italiana: un italiano consuma in media 7,6 chili di pizza l'anno. A batterlo in questa classifica mondiale sono però gli americani con 13 chili. San Paolo del Brasile, poi, è la città al mondo che ha più pizzerie: oltre 6.000! Per tornare alla domanda precedente, anche in una località sperduta del Continente nero è possibile preparare, infornare e poi gustarsi una bella pizza. A fare da apripista l’associazione italiana Efo&Awa onlus, impegnata nella promozione e integrazione socioculturale delle popolazioni dei Paesi africani.
Nella sede della missione i volontari hanno costruito un forno e insegnato alle donne e ai giovani ad impastare, far lievitare e condire con gli ingredienti reperiti sul posto le pizze. E’ stato un giorno di festa quando nel villaggio è stata inaugurata la pizzeria! In India, invece, un’altra associazione umanitaria ha creato una bella impresa che produce dell’ottima mozzarella. Lì le vacche sono sacre ma il loro latte può essere utilizzato per produrre questo alimento senza cadere nel peccato. Ciò dimostrerebbe che la pizza può diventare per i Paesi in via di sviluppo un’occasione di sviluppo economico. Per celebrarla dal 7 al 9 aprile si svolgerà a Parma il 23° Campionato mondiale della pizza: parteciperanno pizzaioli provenieni da ogni parte del mondo. Madrina dell'evento la bellissima e biondissima Valeria Marini e la 'pizzaiola' che tutto il mondo ci invidia, la grande attrice Sophia Loren.
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