Ostia antica - La situazione alloggiativa e il tenore di vita delle classi popolari a Roma nel dopoguerra, sono descritti in termini e cifre allarmanti. Molta gente abitava in baracche o addirittura in tuguri o grotte. Ai margini della città si erano formati i cosiddetti borghetti, parenti poverissimi delle borgate già costruite in periodo anteguerra. Di frequente si vedevano intere famiglie sfruttare come ricovero le mura antiche della città. Frequente era la denutrizione e la stessa residenza in città era vietata a coloro che, venendo da fuori, non erano provvisti di un lavoro continuativo. In questa situazione alcune persone capirono che, per risolvere problemi così vasti, era necessario creare delle forme associative che permettessero a tutti di poter partecipare ad uno sforzo comune: l’ottenimento degli elementari diritti civili e la creazione di case dignitose per coloro che non ne possedevano alcuna.

Alcuni di questi uomini intuirono quale fosse la strada da seguire per risolvere il problema. Virgilio Melandri era discendente di una famiglia di origine romagnola che aveva fatto parte della prima cooperativa bracciantile mai costituita al mondo e che, alla fine dell’800, si era trasferita ad Ostia per realizzare la grande bonifica idraulica del Delta Tiberino.  Alla fine degli anni ‘40, insieme a Nino Franchellucci e a Nicolò Licata, Melandri fonda a Roma il Centro cittadino delle Consulte Popolari, organismo finalizzato al coinvolgimento diretto di tutti coloro che soffrono del basso livello di vita in borgate o baraccopoli sprovviste dei servizi essenziali, e, quindi, del mancato possesso di una casa vera. Ci si batte inoltre per fornire aiuto a quanti sono sprovvisti dei minimi mezzi di sussistenza. Da questo primo organismo nasceranno poi una serie di associazioni che si occuperanno specificamente dei vari problemi della vita sociale della capitale: quelli degli assegnatari delle case popolari, degli abitanti in borgate abusive della periferia, di coloro che non possono godere della libertà di residenza, di quanti, baraccati o dimoranti in grotte e tuguri, aspirano a poter avere una casa vera. E’ la nascita di un grande movimento popolare che negli anni a seguire riuscirà a imporre alle forze politiche e al governo della città di Roma, nuove strategie per lo sviluppo della vita comunitaria.

Nel 1958 Melandri fonderà l’Associazione Italiana Casa AIC, il primo ente cooperativo democratico romano che sarà in grado di attuare finalmente il grande disegno tracciato in un decennio di lotte, discussioni e progetti avviati nelle borgate, nei borghetti, nelle baraccopoli della cintura periferica romana e nella sede storica di Via Merulana: una casa per tutti, costruita insieme, per mezzo del proprio lavoro e del proprio risparmio al di fuori dei costi del mercato capitalistico. Dai primi momenti organizzativi, alla costituzione dell’AIC, dall’entrata in vigore della legge 167 fino alla lotta per la sua non facile applicazione e alla realizzazione dei primi complessi abitativi (Pisana, Cinecittà, Spinaceto, Colli Aniene), attraverso la memoria di coloro che sono stati testimoni diretti degli eventi, si ricostruisce questo grande movimento democratico che ha contribuito a portare a soluzione alcuni dei più gravi problemi sociali della capitale nel dopoguerra.

L’appuntamento è per sabato 16 novembre alle ore 17 al Centro anziani “Lo scariolante” di piazza Gregoriopoli a Ostia Antica. Interventi di Riccardo Farina, Presidente AIC Associazione Italiana Casa, Paolo Isaja, Maria Pia Melandri, autori.