Pomezia, Bonessio (AVS): “Non giochiamo sui dati dell’inceneritore di Santa Palomba”
Di Redazione il 08/03/2024
“In merito alle dichiarazioni dell’amministratore delegato di Acea Fabrizio Palermo secondo cui la cifra iniziale per la costruzione dell’impianto è inferiore a 7,5 miliardi, è giusto precisare che questa affermazione se pur vera è fuorviante”
Pomezia (Rm) – “Entrando nel merito delle dichiarazioni dell’amministratore delegato di Acea Fabrizio Palermo secondo cui la cifra iniziale per la costruzione dell’inceneritore di Santa Palomba è inferiore a 7,5 miliardi, è giusto precisare che questa affermazione se pur vera è fuorviante”.
Lo dichiara in una nota il consigliere dell’Alleanza capitolina Verdi-Sinistra Ferdinando Bonessio.
“L'investimento iniziale per la realizzazione dell'impianto e le infrastrutture necessarie, si aggira intorno al miliardo di euro, ma è altrettanto vero che il piano economico finanziario predisposto da ACEA e associati, e non pubblicato, prevede la gestione dell’impianto per 33 anni e 5 mesi, con una tariffa di 185 € a tonnellata più la vendita dell'elettricità, che sviluppa un volume economico complessivo pari a 7,5 miliardi circa. Ecco – spiega il consigliere Bonessio - che si torna proprio a quella cifra, circolata in questi giorni e smentita da Palermo che ha voluto riferirsi solo al costo dell'impianto, e che servirà a ben remunerare l’investimento iniziale”.
“Venuti meno i sussidi previsti dal CIP6, meccanismo automatico con cui lo Stato finanziava fino al 2006 tutti gli inceneritori italiani, si è pensato di stipulare un contratto che, più che guardare agli interessi dei cittadini e tutelare salute e ambiente, mira a compensare e dare sicurezza agli investitori privati, a cominciare da ACEA che, benché detenuta per il 51% dal Comune di Roma, è una S.p.A. che opera secondo le regole di mercato” prosegue il consigliere.
“E se Roma producesse meno rifiuti indifferenziati da incenerire rispetto a quelli pattuiti cosa accadrebbe? Il contratto di concessione prevede numerose clausole che consentono di rivedere il Piano Economico Finanziario, naturalmente a vantaggio del concessionario. In ogni caso AMA dovrà importare, eventualmente da altri territori, la quantità mancante di rifiuti per garantire le 600.000 tonnellate concordate, dicendo definitivamente addio alla sostenibilità e alla transizione ecologica. In caso poi di mancati introiti dalla vendita di energia a seguito del conferimento di rifiuti a basso potere calorico, o maggiori costi non valutati anche per carichi fiscali sulla produzione di CO2, sarà solo l’aumento della TARI a garantire la redditività dell’opera con buona pace di chi pensa che l’inceneritore rappresenta un vero affare per i romani” conclude Bonessio.
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