di Cristina Dell' Aquila

 

È  una giovane donna la mamma di Alma e Wilma. Si chiama Giordana e ha 32 anni. Lo scorso 8 giugno ha dato alla luce la sua seconda bambina, nata con parto fisiologico, cioè completamente demedicalizzato. C’era grande attesa attorno alla nascita di Wilma, non solo per il lieto evento in sé, ma anche perché è stata la prima nascita avvenuta all’interno della Casa del parto di Ostia, a due mesi esatti dalla sua inaugurazione. Per Giordana si è trattato del secondo parto in acqua, e abbiamo chiesto proprio a lei cosa l’ha portata a scegliere di far nascere le sue bambine in questo modo, invece di affidarsi fino alla fine ad un ginecologo.

“Io sono un’educatrice all’interno di un asilo nido, e devo dire che i bambini sono la mia vera passione, ma, a parte questo, il mio ambiente di lavoro mi ha portata a conoscenza delle esperienze di tante altre mamme che raccontandomi di come avvengono i parti in ospedale, mi hanno fatto venire il desiderio di informarmi sull’esistenza di un modo diverso, ma anche più naturale e antico di vivere un evento bello come la nascita del proprio bambino”.

Quali sono gli aspetti che non le andavano a genio del parto in ospedale e quali cose invece la hanno affascinata del parto in acqua?

“Quello che non ero disposta ad accettare è l’approccio medico al parto, il fatto di gestire questo evento come un’emergenza da risolvere nel più breve tempo possibile e spesso senza una partecipazione attiva da parte della mamma e del papà. La rinuncia all’intimità di un momento che andrebbe vissuto insieme al proprio bambino e al proprio compagno”.

Come hanno preso la sua decisione i suoi parenti e i conoscenti?

“Molti mi hanno preso per matta, soprattutto le tante donne terrorizzate dall’aspetto doloroso del parto e che al posto mio avrebbero sicuramente richiesto l’epidurale. In realtà credo che il dolore faccia parte dell’evento e che per alleviare e agevolare i dolori del parto possa bastare l’aiuto dell’acqua calda. Per tutte le altre urgenze bisogna ricordare che la Casa del parto si trova proprio accanto all’ospedale e che solo alle donne con una gravidanza non a rischio è consentito partorire fuori dall’ospedale”.

La Casa del parto di Ostia rappresenta un punto di riferimento per tutto il centro Sud. In realtà le richieste sono ancora poche, secondo lei a cosa è dovuta questa realtà?

“Sono convinta che sia un fatto del tutto culturale. Sin dall’adolescenza si dovrebbe diffondere la conoscenza della figura dell’ostetrica, un’educazione sessuale più approfondita e soprattutto trasmettere la consapevolezza che mettere al mondo dei bambini è una delle cose più belle e non un evento di cui avere paura”.

Grazie Giordana e tanti auguri alla piccola Wilma e alla sua sorellina maggiore Alma.