Ostia – E’ iniziato ieri nell’aula bunker del carcere di Rebibbia il maxi processo che vede tra gli imputati il boss Carmine e suo fratello Roberto. Le vittime delle presunte vessazioni messe in atto a Ostia da alcuni membri del clan Spada non si sono presentate all'udienza che si è celebrata davanti alla III Corte d'Assise.

Sono una quindicina le persone che hanno deciso di non costituirsi parte civile e di disertare l'aula bunker di Rebibbia. Per i pm, come riporta Tg com 24, ciò conferma che nella zona di Ostia "permangono un clima di paura e gravi problemi di sicurezza legati a un contesto criminale mai placato". Il procedimento vede imputate 27 persone, ritenute appartenenti al clan del litorale romano.

Tra loro figurano anche il boss Carmine Spada, anche noto come "Romoletto", e suo fratello Roberto, già a processo per l'aggressione a una troupe televisiva durante un'intervista. Entrambi sono accusati di essere capi di un'associazione per delinquere di stampo mafioso e di altri reati, tra cui l'esser stati i mandanti degli omicidi di Giovanni Galleoni (detto "Baficchio") e Francesco Antonini (detto "Sorcanera"), uccisi nel novembre del 2011 a Ostia.

Proprio il duplice omicidio "segna l'inesorabile ascesa al potere del clan Spada - hanno sostenuto gli inquirenti - il cui prestigio criminale vede una progressiva crescita in forza dell'alleanza con l´organizzazione facente capo alla famiglia Fasciani e in concomitanza con l'indebolimento della famiglia dei 'Baficchio' (Galleone - Cardoni)".

Traffico di droga, estorsione e usura le attività privilegiate dal clan: le vittime venivano minacciate con ferocia, come è emerso da alcune conversazioni intercettate. Uno degli affiliati finiti in manette nella serie di arresti compiuti a gennaio, nel minacciare una vittima, aveva affermato: "Ti dovrei spaccare solo la faccia... hai preso la persona sbagliata. Ti spezzo tutte le costole, piglio le tenaglie e ti strappo i denti".