Ostia – “Pazienti stipati come polli in batteria in uno stanzone di duecento metri quadri o, come lo ha definito il consigliere municipale Zannola, un girone dantesco: sì, confermo, la situazione al pronto soccorso dell’ospedale Grassi di Ostia è drammatica, non dignitosa per le persone”, spiega a Ostiatv il segretario aziendale Cisl Fp del nosocomio lidense, Sandro Costa. “La situazione è preoccupante sia per i malati, che non hanno privacy e che, già trovandosi in una condizione di fragilità, si trovano a condividere tutti insieme lo stesso spazio, ovvero donne, uomini, anziani, bambini, tossici, alcolisti, sia per il personale sanitario che, in sotto organico, è costretto a svolgere massacranti turni, anzi doppi turni di 12, 17 ore”, prosegue l’esponente della sigla: “oltre alla spesa, preoccupa la stanchezza degli operatori nello svolgimento del loro delicato lavoro: il rischio è quello di commettere ‘errori’ dovuti proprio alla stanchezza”.


Il sovraffollamento del pronto soccorso del nosocomio lidense rappresenta, come del resto quello degli altri ospedali romani, un grosso problema. “A rendere la situazione ancora più caotica anche l’arrivo dell’influenza, così al Dea di I livello si registrano un centinaio di accessi al giorno ma”, osserva Sandro Costa, “se gli ambulatori sono chiusi, dove dovrebbero andare le persone? Oltre al grande problema della carenza di personale e alla mancanza di spazi dove poter garantire sicurezza e privacy alle persone trattate o in attesa di ricovero, c’è la questione delle ambulanze, costrette a restare ferme perché l’ospedale non ha più barelle”. Secondo l’esponente della Cisl Fp, al pronto soccorso vi sarebbe un problema strutturale che dovrebbe essere risolto al più presto. “Occorre investire nella struttura: il Grassi è un ospedale ‘piccolo’ rispetto al San Camillo o al Policlinico ma ad esso fanno riferimento i 300mila residenti del municipio X, quelli di Fiumicino e del litorale romano”, spiega: “dunque occorre un pronto soccorso adeguato a queste esigenze e dotato di personale in numero sufficiente. L’anno scorso fu annunciato lo stanziamento di fondi ma ad oggi non se ne è saputo nulla: i reparti funzionano, con un po’ di fatica ma funzionano, è il pronto soccorso che preoccupa. Il 2 febbraio scadrà il contratto di 7 infermieri a tempo determinato: saremo ancora di più nei guai anche se, grazie anche alle pressioni delle sigle, è stato firmato un accordo in Regione che prevede l’arrivo di cento infermieri, ‘diluiti’ nei vari presidi laziali. Ci auguriamo che al Grassi ne possano arrivare quattro, cinque”.


Come si va avanti?, domandiamo. “Ad oggi stiamo andando avanti togliendo personale dagli altri presidi sanitari in virtù della cosiddetta ‘mobilità d’urgenza’, questo da quasi un anno, ma i lavoratori stanno male, non ce la fanno più”, continua: “abbiamo chiesto più volte un incontro e un confronto con il direttore generale, Vincenzo Panella, ma non è avvenuto. Questa mattina la Rsu, rappresentanza sindacale unitaria che rappresenta cinque sigle e un migliaio di lavoratori, si è riunita in assemblea a Casalbernocchi. La domanda che intendono porre al manager è ‘Che cosa vogliamo fare?”. "Abbiamo intrapreso", dichiara la sigla in una nota diffusa oggi, "un’azione di protesta alla  ede della Direzione generale. Nell’interesse generale dei lavoratori che vedono diminuire i loro diritti e dell’utenza che, con il deterioramento dei servizi, reparti e presidi, vede compromessa la qualità dell’assistenza, chiediamo un immediato cambio di rotta di questa Direzione aziendale per costruire insieme un futuro migliore per la Sanità Pubblica del nostro territorio". Al momento sono in attesa di un incontro con il manager della Asl Roma D. 




“Non soltanto al pronto soccorso del Grassi ci sono problemi, ma anche al Cpo (Centro paraplegici Ostia) dove, per esempio, mancano alcuni presidi per la sicurezza dei lavoratori, alcuni turni sono in sotto organico, vi è inoltre una preoccupante carenza di ausiliari e si assiste ad un costante demansionamento del ruolo degli infermieri, costretti a sobbarcarsi anche attività domestico-alberghiere”, denuncia Giuseppe Conforzi, coordinatore Uil Fpl Asl Roma D. “A breve, inoltre, dovrebbe aprire il quarto piano di degenza, (lungodegenza), così come annunciato nei mesi scorsi… Ma con quale personale, mi domando? Forse con quello del centro spinale già sotto organico, aggravando così ancora di più la situazione per i lavoratori?”, domanda il coordinatore, che senza mezzi termini afferma: “a questa ipotesi siamo fermamente contrari”.



“I tagli indiscriminati uccidono la salute, la sanità è al collasso e i cittadini, privi di una efficace rete territoriale alternativa sono costretti a recarsi nei pronto soccorso di ospedali senza più posti letto sufficienti”, ha denunciato la Fp Cgil la scorsa settimana nel corso di un sit-in al San Camillo: “la riduzione dei fondi e del personale ricade così direttamente su di loro, privati di un diritto, e sugli operatori, costretti a turni massacranti per mantenere i servizi”. Anche la Cgil ha riferito del blocco delle ambulanze “ferme nel 2013 per 200mila ore: la Regione è riuscita a migliorare la situazione, dimezzando le ore ma i costi di questo disservizio sono stati altissimi, circa 5 milioni di euro l’anno. Ci aspettiamo dalla Regione e dalle Direzioni sanitarie un impegno maggiore”. Il flash mob, organizzato dalla Fp Cgil era inserito nell’ambito dell’iniziativa nazionale #ProntosoccorsoKo. Lo slogan? ‘Sicuri di volervi far curare da medici e infermieri stressati?’.