Ostia - “Riaprire i centri diurni per persone con disabilità è un tema discusso e complicato che trova enti e famiglie, anche al loro interno, su posizioni diverse. Come presidente di Anffas Ostia e mamma di un ragazzo con una disabilità complessa chiedo a istituzioni e agli enti competenti che si possa scegliere se frequentare un centro diurno o adottare terapie alternative in base alla gravità dei ragazzi, alla situazione della singola struttura e al parere delle famiglie. Una posizione questa che abbiamo condiviso non solo con la nostra equipe sanitaria ma anche con le parti sociali. Le prestazioni alternative, a distanza o domiciliari, è ormai dimostrato sono un’ottima soluzione e potrebbero rivelarsi un sistema per tornare a far lavorare gli operatori senza gravare ulteriormente sulle casse di Stato e Regione come ammortizzatori sociali”. Così Ilde Plateroti, presidente di Anffas Ostia, associazione nazionale famiglie e persone con disabilità intellettiva e del neurosviluppo.

“Il rischio che in un centro diurno possa scatenarsi un focolaio purtroppo non è da escludere. Parliamo di ragazzi con disabilità piuttosto gravi che coinvolgono non solo la sfera intellettiva ma anche quella fisica. Molti sono anche immunodepressi e la maggior parte con famiglie molto avanti con l’età. Chiedere a questi ragazzi di rispettare le distanze di sicurezza o tutte le prescrizioni del caso diventerebbe davvero arduo. Allo stesso tempo senza risorse supplementari per la gestione della sicurezza e della sanificazione dei centri, ormai di livello ospedaliero, molte associazioni si ritroverebbero con dei budget ridottissimi, costrette loro malgrado a dover tagliare altre prestazioni. Ripeto, le prestazioni alternative potrebbero davvero essere la soluzione migliore”.

“Appena scoppiata l’emergenza Covid - continua il presidente Anffas Ostia - abbiamo immediatamente rimodulato tutti i nostri servizi, da quelli dedicati ai bambini piccolissimi a quelli per l’autismo fino a quelli del centro diurno, per non interrompere il percorso riabilitativo e garantire una continuità assistenziale con esiti e riscontri più che positivi sul piano clinico. In questo periodo sono oltre 200 le famiglie che stiamo supportando con terapie a distanza grazie a oltre 100 professionisti impagabili. Si tratta di una situazione emergenziale, lo sappiamo tutti molto bene, ma crediamo sia l’unica opzione percorribile almeno fino a quando non sarà garantita una terapia farmacologica e un vaccino”.