Roma - Il Codacons, sommerso dalle lamentele dei cittadini romani per i cumuli di rifiuti che invadono la città, ha presentato ieri, mercoledì  9 luglio, un esposto alla Procura della Repubblica di Roma, chiedendo di indagare sull’emergenza scattata in città e sulle assenze dal lavoro da parte dei dipendenti dell’Ama.  Le strade della capitale si sono trasformate in vere e proprie discariche a cielo aperto, con i cassonetti sempre stracolmi, la raccolta che non viene effettuata e invasione di sporcizia e degrado – spiega il Codacons - Gli abitanti sono costretti a convivere con l’inquinamento ambientale e i conseguenti pericoli igienico-sanitari, e respirare aria maleodorante proveniente da cumuli di rifiuti, in particolare quelli organici, oltre che ad inalare sgradevoli e nocive esalazioni provenienti dai cassonetti stracolmi e, comunque, sudici e fatiscenti. Un servizio che non viene espletato, quindi, nonostante i romani paghino regolarmente le tasse sui rifiuti. Il Codacons punta però il dito in particolare contro quel 18% di dipendenti Ama che, come denunciato dal sindaco Ignazio Marino, ogni giorno non si presentano a lavoro prendendo giorni di malattie, ferie e permessi vari.


“Si chiede alla Procura di voler svolgere le opportune indagini chiedendo sin da ora procedere al sequestro di tutte le certificazioni rilasciate – scrive il Codacons nell’esposto - in cui si attesta la malattia dei dipendenti Ama per risalire ai medici che, nell’ultimo anno, le hanno prescritte e verificando la rispondenza all’effettivo stato di malattia dei dipendenti e in caso di illeciti agire anche nei confronti dei medici stessi autori delle certificazioni”.  Il Codacons ha chiesto anche di conoscere l’esito delle visite fiscali effettuate al domicilio dei dipendenti Ama, sollecitando la Procura a svolgere indagini per le fattispecie di interruzione di pubblico servizio e omissione di atti d’ufficio.