Aidaa: in forte aumento i casi di malasanità veterinaria
Roma - Nel 2012 sono state 1.240 le segnalazioni giunte al telefono amico dell’Associazione italiana difesa animali e ambiente ed al tribunale degli animali, il servizio di consulenza legale di Aidaa, relative a casi di presunta malasanità veterinaria, con un incremento di oltre il 40% rispetto ai dati del 2011.
In particolare si rivolgono al servizio di consulenza legale di Aidaa i proprietari di cani e gatti che accusano i veterinari di non essere professionali ed in alcuni casi con la loro imperizia di aver causato la morte degli animali.
Sono davvero tante le storie strazianti di padroni di cani e gatti che si rivolgono al tribunale degli animali per avere consulenza legale. Moltissimi anche i casi in cui i veterinari non emettono fatture e quindi lavorano in nero. E soprattutto molti i casi in cui chi si rivolge al tribunale di Aidaa lo fa perchè i veterinari si rifiutano di consegnare le cartelle cliniche dei propri pazienti deceduti per paura di essere trascinati in tribunale.
“La cosa che maggiormente ci indigna è il silenzio degli ordini provinciali che non si degnano di rispondere alle sollecitazioni dei proprietari che denunciano il comportamento a volte poco deontologico dei veterinari- dice Lorenzo Croce, presidente di Aidaa: è una situazione che interessa ovviamente una percentuale minore di veterinari, la cui maggioranza invece agisce con cognizione di causa e per il bene dell'animale, ma questi casi anche un solo caso, rischiano di gettare discredito anche su chi invece lavora in maniera assolutamente professionale”.
“Noi, come Aidaa, lanciamo un appello agli ordini veterinari affinchè provvedano ad emettere provvedimenti disciplinari nei confronti dei loro associati colpevoli di negligenza, vi sono casi- conclude Croce: uno di questi interessa gli ordini di Reggio Calabria e Milano dove i veterinari sarebbero colpevoli di aver ucciso, dissanguandolo, un cane, con sentenza passata in giudicato. Eppure continuano a lavorare come se nulla fosse: e questo non è accettabile”.
Tags: entroterra