Roma – Sabato 6 luglio al via i saldi estivi. Secondo Confesercenti, l’associazione dei consumatori, la spesa a famiglia a Roma e nel Lazio si attesterà sui 150/180 euro. Su questo inciderebbe la preoccupazione per l’incertezza occupazionale e di risorse che pesa sulle famiglie Partono dunque le vendite di fine stagione nella città di Roma e in tutto il territorio regionale con un periodo di effettuazione che può durare sei settimane.


“Questi saldi estivi 2013 – dichiara Valter Giammaria, presidente della Confesercenti di Roma – vengono effettuati nel perdurare della crisi che evidenzia la situazione di estrema difficoltà del settore abbigliamento e calzature. Da una nostra recente indagine emergono dati preoccupanti e che da tempo denunciamo: infatti emerge un calo del 32% dei redditi d’impresa montato nell’arco di 5 anni e a rischio di sprofondare sempre più. La fotografia che appare - continua Giammaria – è quella di un settore allo stremo. Il 2012 è stato un anno orribile e ciò significa che se, come sembra, la stessa situazione si ripetesse nel corso del 2013, molti commercianti non andrebbero più avanti. Negli ultimi 3 anni, di fatto, sono state circa 40 mila le imprese italiane del settore costrette a cessare l’attività (circa 4000 a Roma e nel Lazio)”.


“C’è necessità di una decisa inversione di tendenza – sottolinea Giammaria – bisogna dare fiato alle famiglie e alle imprese. A dimostrazione delle sofferenze del settore bisogna considerare che, dal 2008 al 2012, le quote di spesa dedicata dalle famiglie di Roma all’abbigliamento e alle calzature si è ridotta quasi del 30%. Stimiamo, difatti, che la spesa a famiglia a Roma e nel Lazio si attesterà in media intorno ai 150/180,00 Euro. Incide su questa, oltre al peso impositivo già presente nel nostro territorio, la preoccupazione per l’incertezza occupazionale e di risorse che pesa sulle famiglie. Le vendite di fine stagione o saldi – precisa Valter Giammaria , rappresentano per questo settore circa il 35% del fatturato e quindi riteniamo che ad esse debba essere ridato il loro originario significato. Averne di continuo anticipato la data di inizio ha di fatto completamente snaturato questo tipo di vendita speciale a danno sia delle piccole e medie imprese del dettaglio che conseguentemente del consumatore determinando una confusione totale sulle varie forme di vendite straordinarie”.


Secondo Confercenti, i saldi debbono tornare ad essere delle reali vendite di fine stagione da effettuarsi nei periodi originariamente previsti, posticipandone, quindi, l’attuale data di avvio. Inoltre, è necessario che la Pubblica Amministrazione si impegni a far rispettare le regole, perche non è possibile continuare come oggi dove si assiste alla completa inosservanza delle stesse a cominciare da quelle previste per le vendite di fine stagione. Anche per questo abbiamo ribadito in tutte le sedi, la nostra contrarietà a ulteriori “liberalizzazioni” selvagge e demagogiche nel settore. Così come con la stessa logica si sono deregolamentati gli orari e le aperture domenicali e festive del commercio. “Ogni volta – prosegue Valter Giammaria – con cadenza ciclica c’è qualcuno che sostiene che per smuovere i consumi è necessario provvedere a anticipare, liberalizzare o fare chissà che altro per i saldi e comunque per il settore del commercio. Questo è stato dimostrato non rispondente a verità da un dato incontrovertibile come quello del calo dei consumi che stiamo subendo nelle vendite anche in presenza di sconti praticamente continui.


I saldi – conclude Giammaria – debbono tornare ad essere un evento per la promozione del territorio oltreché un occasione vantaggiosa di acquisto per i consumatori. Ulteriori deregolamentazioni non sarebbero altro che nuovi colpi alle piccole imprese, allo loro presenza nei quartieri e nei rioni accelerando una fine che se non si cambia registro è ormai prossima. Per questo chiediamo alla Regione Lazio di avviare immediatamente il confronto per la riforma della Legge Regionale sul commercio, anzi, ricordando l’impegno preso dal Presidente Nicola Zingaretti l’obiettivo di arrivare in tempi stretti ad avere una Testo Unico per questi settori”. Intanto la Federazione del settore Moda (Fismo) prosegue nell’impegno a tutela di questo importante comparto nell’economia del nostro territorio chiedendo “con forza alle istituzioni che prendano provvedimenti e facciano scelte per dare risposte concrete alle famiglie e alle imprese”. Scelte che, soprattutto, si debbono sostanziare in una diversa politica economica che non sia di aumento esponenziale di tasse, imposte e servizi - a tal proposito sarebbe un grave errore un ulteriore aumento dell’Iva che peggiorerebbe ancora la già insostenibile situazione, causando un maggior peso per le famiglie che porterebbe ad un ulteriore e devastante calo dei consumi - e in un impegno verso il sistema bancario e creditizio affinché si riapra l’accesso al credito. “La Moda può Tornare di Moda” se realmente si determinano azioni che, in particolar modo, restituiscano risorse e capacità di spesa alle famiglie nonché un fisco giusto per un contribuente onesto.