Picchiavano i bambini, arrestate due maestre di una scuola per l’infanzia romana
Roma – Insulti, botte e mortificazioni: in manette le maestre della scuola per l’infanzia ‘San Romano’, situata nella via omonima, a Roma. Costringevano i bambini piccoli a pulire con un fazzoletto di carta il pavimento dove uno di loro, spaventato, aveva fatto la pipì. Minacciandolo, altrimenti, di fargliela pulire con la faccia. E venivano anche insultati con epiteti come ‘scemo, zozzo, bastardo’. Insomma, nell’asilo regnava un clima di terrore. Picchiavano e maltrattavano i piccini in diverse occasioni. I piccini, minori di quattro anni, venivano percossi da F.M., 63 anni, e M.R.C., 57 anni, rispettivamente coordinatrice scolastica e insegnante, mentre la direttrice della struttura, che dai primi accertamenti effettuati dalla polizia sarebbe stata a conoscenza della condotta illecita dell’insegnante, avrebbe omesso di prendere gli opportuni provvedimenti in violazione dei suoi poteri-doveri di vigilanza e controllo per salvaguardare il buon nome dell’istituto “San Romano”.
A mettere fine a questa situazione la polizia del commissariato di San Basilio che ha dato esecuzione a due misure cautelari degli arresti domiciliari emesse nei confronti nelle due donne per i reati di maltrattamenti e percosse in danno di minori. Le indagini sono state coordinate dal sostituto procuratore Eugenio Albamonte, dirette dal dirigente del commissariato di pubblica sicurezza “San Basilio”, Adriano Lauro, e condotte dagli ufficiali e agenti di polizia giudiziaria della squadra di polizia esterna all’ ufficio. La notizia criminis è stata acquisita a seguito della segnalazione proveniente da persone interne all’ambiente scolastico nonché da alcuni genitori che hanno riferito di presunti maltrattamenti e vessazioni messi in atto da una maestra e commessi ai danni di alcuni piccoli alunni minori. Dopo questa preliminare attività d’indagine il sostituto procuratore titolare dell’inchiesta, dopo aver ascoltato le dichiarazioni dei potenziali testimoni per acquisire ulteriori elementi probatori, ha disposto un’attività d’indagine tecnica che effettivamente ha fornito riscontri oggettivi sui gravi indizi di colpevolezza già evidenziati, in particolare, a carico della F.M.Gli investigatori, durante questa fase, hanno accertato la maestra aveva molti comportamenti violenti, vessatori, offensivi e mortificanti della dignità dei bambini che le erano stati affidati durante l’orario scolastico.
Particolare menzione merita l’episodio nel quale un bambino, colpevole di essersi fatto la pipì nei pantaloni, veniva costretto dalla maestra ad inginocchiarsi e ad asciugarla con un fazzoletto di carta, dopo essere stato minacciato, davanti agli altri bambini, di fargliela pulire con la faccia. Numerosi sono stati gli episodi in cui la maestra è ricorsa alla violenza per ottenere l’obbedienza degli alunni. I comportamenti dell’’educatrice’, che provocavano nei piccoli un clima di terrore, mettendoli in costante soggezione psicofisica, si manifestavano anche incitando alcuni di loro, solitamente i più grandi, alla violenza e alla denigrazione nei confronti degli altri. Il comportamento della maestra, fatto anche di insulti ed umiliazioni verbali, riguardava anche bambini portatori di disagi e difficoltà psicoinfantili. Venivano usati insulti vari come ‘scemo, zozzo, bastardo’.
Dalle indagini è emerso inoltre che, nonostante la maestra fosse stata più volte, nel tempo, criticata e ripresa anche dalle sue colleghe per i suoi metodi ‘educativi’, avvalendosi della protezione e della copertura della direttrice, continuava imperterrita, limitandosi esclusivamente a non assumere questi comportamenti in presenza di altro personale scolastico. Nel corso del tempo le persone, docenti e non, che hanno riferito dei comportamenti dell’insegnante alla direttrice M.R.C., si sono sempre trovate davanti ad un “muro” o addirittura emarginate dall’ambiente, poiché questa cercava di mettere tutto a tacere, senza prendere alcun provvedimento, inducendo al silenzio chiunque volesse evidenziare in qualche modo l’errata sistematicità educativa che si teneva all’interno della scuola, in particolare in quella classe, ricorrendo anche a forme di intimidazioni e di ritorsioni, abusando dei propri poteri istituzionali. Visto quanto emerso dalle indagini, il sostituto procuratore Eugenio Albamonte, soprattutto per preservare i minori, ha richiesto con urgenza una misura cautelare al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma, Elvira Tamburelli, che ha emesso a carico delle due donne la misura cautelare degli arresti domiciliari.
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