Roma  -  Era una questione solo di tempo. Ora la moda di tatuare i cani è arrivata anche in Italia. Sono diverse le segnalazioni che tutti i giorni l’Associazione italiana difesa animali e ambiente riceve di persone che, inorridite, ci mandano fotografie di cani di piccola e media taglia rasati e tatuati su buona parte del corpo. Dalle prime stime sarebbero oltre 2mila i cani tatuati su buona parte del corpo in Italia. La legge italiana non proibisce in linea di principio di tatuare i cani sempre che i tatuaggi siano eseguiti con colori e coloranti naturali, questo però non tiene conto del fatto che tatuare vuol dire infliggere un dolore fisico a volte insopportabile, come anche per gli umani.


Pertanto, secondo Aidaa, il tatuaggio inteso come “abbellimento del corpo dell’animale altro non è che una nuova e per giunta non controllabile forma di maltrattamento fisico cui si sottopone il proprio cane. Anche se si inizia a parlare di gatti tatuati. Negli Usa, dove questa moda, è partita ci sono stati in cui si sta discutendo della sua messa fuori legge, come lo stato di New York, in quanto il cane soffre moltissimo gli aghi della macchinetta. Per questi motivi Aidaa si rivolge direttamente al ministro della salute Baetrice Lorenzin chiedendo un provvedimento mirato che lo metta fuori legge visto che anche il tatuaggio di riconoscimento è stato sostituito con il microchip, considerando questa pratica un reato di maltrattamento da inserire nell’articolo 544 del codice penale.


“Sono in forte aumento le segnalazioni e le fotografie di cani tatuati che riceviamo al nostro sportello di segnalazione dei reati contro animali - dice Lorenzo Croce, presidente di Aidaa- e riteniamo che sia ora di mettere un limite, anzi un divieto vero e proprio al tatuaggio della pelle che spesso comporta addirittura la rasatura permanente del pelo. A nostro avviso - conclude Croce - si tratta di una forma, l’ennesima, di maltrattamento e di prevaricazione. Nel caso specifico chiediamo ai tatuatori di non accettare di tatuare cani ed altri animali come forma di rispetto e, se vogliamo, anche di obiezione di coscienza contro padroni insensibili che pensano che il proprio cane sia un oggetto da usare a loro piacimento”.