Roma Tre contro la violenza sulle donne: all’evento presente la Presidente della Sardegna
Di Andrea Rapisarda il 26/11/2024
Durante il convegno gli interventi del Rettore Massimiliano Fiorucci, la governatrice Alessandra Todde e le senatrici Cecilia D’Elia, Susanna Donatella Campione e Vincenza Rando.
Roma - L’Università degli Studi di Roma Tre ha ribadito la propria contrarietà a ogni forma di violenza verso le donne. L’ha fatto con un convegno presso l’Aula Magna del Rettorato in via Ostiense 133, dove hanno preso la parola gli accademici dell’Ateneo e i volti della politica italiana. Un evento dove si è parlato di un problema ancora attuale della società, ma soprattutto di come alcune recenti tragedie hanno cambiato il modo di percepire il fenomeno nella cultura italiana.
Il convegno dove si è parlato di violenza sulle donne a Roma Tre
L’incontro si è svolto nel pomeriggio del 25 novembre 2024, proprio in concomitanza alla “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”. Il fenomeno criminale è molto sentito in Italia, spingendo studiosi e politici ad arginare simili contesti che vedono sempre più inquietanti numeri nel nostro Paese. Ad ascoltare sono soprattutto giovani studentesse, che mostrano l’interesse dell’intera Generazione Z verso le tematiche del patriarcato, la violenza sulle donne e le politiche verso le pari opportunità.
Le presenze all’evento
Ad aprire il convegno, intitolato “La violenza sulle donne fra Storia e attualità: politiche di empowerment femminile e di contrasto alle discriminazioni di genere”, è il Magnifico Rettore di Roma Tre Massimiliano Fiorucci. Sono seguiti i saluti della Prorettrice Vicaria dell’Ateneo professoressa Anna Lisa Tota, oltre alla relazione della professoressa Carmela Covato.
La docente del Dipartimento di Scienze della Formazione ha impostato il proprio discorso sul piano della pedagogia civile, ribadendo l’importanza dei giovani studenti per contrastare la violenza di genere: proprio le nuove generazioni avranno il compito di superare gli stereotipi di genere, ma soprattutto quelle ruggini che vorrebbero una donna “non colta” per imbavagliarla nella mancanza di libertà e continue vessazioni da parte della famiglia o il proprio compagno. Lo fa partendo dal romanzo “Chi ti credi di essere?” della scrittrice Premio Nobel Alice Munro, dove si racconta di come Rose voglia fuggire dalla propria famiglia: una fuga per leggere, studiare, viaggiare e soprattutto allontanarsi da tutto ciò che detesta.
Gli interventi al convegno di Roma Tre sulla violenza verso le donne
Il convegno moderato dalla giornalista di La7 Francesca Manueli, mette allo stesso tavolo la Presidente della Sardegna Alessandra Todde, oltre le senatrici Cecilia D’Elia, Susanna Donatella Campione e Vincenza Rando. La prima a intervenire è la Governatrice sarda, che spiega l’importanza di essere la prima donna con quella carica politica e soprattutto come “essere donna” in quelle vesti le permette di abbattere certi tabù: non solo parlare dell’amore per il proprio popolo, ma anche di stereotipi. Proprio riguardo la violenza sulle donne, la Sardegna è una Regione più avanti di altre nel sostegno alle vittime: un reddito per chi ha subito violenze, così da poter prendere la patente, effettuare corsi professionali o semplicemente sostenere i percorsi legali contro i propri ex compagni violenti.
La senatrice Cecilia D’Elia ha spiegato come il femminicidio di Giulia Cecchettin, nella propria tragicità, ha cambiato la percezione culturale dei femminicidi in Italia. Il percorso però non è finito per aiutare le vittime: bisogna formare forze dell’ordine e magistrati verso questi contesti, con Procure specializzate in Italia che ancora si contano sulle dita. In tal senso, bisogna far studiare il concetto di violenza, che in questi anni è stato affrontato culturalmente da tantissime intellettuali del mondo accademico e letterario.
Secondo la senatrice Vincenza Rando, le violenze sulle donne avvengono in vario modo in Italia. Tra queste, troviamo quelle con indole mafiosa: donne nate in famiglie criminali, che attraverso lo studio vogliono allontanarsi da questi contesti e trovano i molteplici ostacoli dei propri familiari. Giovani ragazze che spesso diventano invisibili, poiché non sanno come denunciare e soprattutto non vedono tutele davanti quel sistema mafioso opprimente sul proprio collo.
La senatrice Susanna Donatella Campione, avvocatessa nella vita e che si occupa di violenza sulle donne, ha parlato delle molteplici signore e ragazze violentate durante la guerra. Un fenomeno diffuso fuori dal contesto dell’Occidente, dove le stesse donne pagano le conseguenze della guerra: in balia di violentatori o “macellai” pronti a mutilarle per non farle più riprodurre. Una situazione che è stata sollevata anche all’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), che sull’argomento ha votato una risoluzione all’unanimità. Condizione che è stata inoltrata anche all’Italia, dove si chiede che la violenza sulle donne in guerra venga riconosciuto come reato universale.