Roma – Da sabato 4 gennaio partono i saldi invernali nella città di Roma e in tutto il territorio regionale con un periodo che può durare sei settimane. “Questi saldi 2014 – dichiara Valter Giammaria, presidente della Confesercenti di Roma e del Lazio – cadono in un momento di estrema difficoltà del settore abbigliamento e calzature e possono rappresentare una occasione di recupero per l’impresa diffusa. Da una nostra recente indagine emergono dati preoccupanti e che da tempo denunciamo, infatti emerge un calo del 32% dei redditi d’impresa montato nell’arco di 5 anni e a rischio di sprofondare sempre più. La fotografia che appare - continua Giammaria – è quella di un settore allo stremo”. Secondo Confesercenti, per il 75% degli intervistati, infatti, il 2013 ha continuato ad essere un anno di estrema difficoltà e ciò significa che se, come sembra, la stessa situazione si ripetesse nel corso del 2014, molti commercianti non andrebbero più avanti. Negli ultimi 3 anni, di fatto, sono state circa 40mila le imprese italiane del settore costrette a cessare l’attività (circa 4.000 a Roma e nel Lazio).

 

 

“C’è necessità di una decisa inversione di tendenza”, sottolinea Giammaria: “bisogna dare fiato alle famiglie e alle imprese. A dimostrazione delle sofferenze del settore bisogna considerare che, dal 2008 al 2013, le quote di spesa dedicata dalle famiglie di Roma e del Lazio all’abbigliamento e alle calzature si è ridotta quasi del 25% . Stimiamo, difatti, che la spesa a famiglia a Roma e nel Lazio si attesterà in media intorno ai 250/300 euro. Incide su questa, oltre al peso impositivo già presente nel nostro territorio, la preoccupazione per gli aumenti che si subiranno nel 2014 a cominciare da quello sui rifiuti con il nuovo tributo e la situazione più generale di crisi economica e occupazionale”. Per il presidente dell’associazione di categoria, le vendite di fine stagione o saldi costituiscono per il settore circa il 35% del fatturato e per questa ragione dovrebbe essere loro restituito il l’originario significato. “Averne di continuo anticipato la data di inizio ha di fatto completamente snaturato questo tipo di vendita speciale a danno sia delle piccole e medie imprese del dettaglio che conseguentemente del consumatore determinando una confusione totale sulle varie forme di vendite straordinarie”, spiega Giammaria per il quale “i saldi debbono tornare ad essere delle reali vendite di fine stagione da effettuarsi nei periodi originariamente previsti, posticipandone, quindi, l’attuale data di avvio. Inoltre, è necessario che la pubblica amministrazione si impegni a far rispettare le regole, perché non è possibile continuare come oggi dove si assiste alla completa inosservanza delle stesse a cominciare da quelle previste per le vendite di fine stagione. Anche per questo la Confesercenti ha ribadito in tutte le sedi, la propria contrarietà a ulteriori “liberalizzazioni” selvagge e demagogiche nel settore. Così come con la stessa logica si sono deregolamentati gli orari e le aperture domenicali e festive del commercio.

 

“Ogni volta – prosegue Valter Giammaria – con cadenza ciclica c’è qualcuno che sostiene che per smuovere i consumi è necessario provvedere a anticipare, liberalizzare o fare chissà che altro per i saldi e comunque per il settore del commercio. Questo è stato dimostrato non rispondente a verità da un dato incontrovertibile come quello del calo dei consumi che stiamo subendo nelle vendite anche in presenza di sconti e che ha avuto ulteriore riprova nelle ultime festività natalizie. I saldi – conclude Giammaria – sono un evento per la promozione del territorio oltreché un occasione vantaggiosa di acquisto per i consumatori. Ulteriori deregolamentazioni non sarebbero altro che nuovi colpi alle piccole imprese, allo loro presenza nei quartieri e nei rioni accelerando una fine che se non si cambia registro è ormai prossima. La nostra Federazione del Settore Moda (Fismo) prosegue nell’impegno a tutela di questo importante comparto nell’economia del nostro territorio chiedendo con forza alle Istituzioni che prendano provvedimenti e facciano scelte per dare risposte concrete alle famiglie e alle imprese. Scelte che, soprattutto, si debbono sostanziare in una diversa politica economica che non sia di aumento esponenziale di tasse, imposte e servizi - a tal proposito è stato un grave errore l’ulteriore aumento dell’Iva che ha peggiorato ancora la già insostenibile situazione, causando un maggior peso per le famiglie dando un ulteriore e devastante colpo ai consumi nel nostro Paese. A farne le spese sono, soprattutto, le piccole superfici, che tra gennaio e ottobre segnano un calo di vendite del 3,1%, quasi il triplo rispetto a quello della grande distribuzione (-1,1%). “La Moda può Tornare di Moda” se realmente si determinano azioni che, in particolar modo, restituiscano risorse e capacità di spesa alle famiglie nonché un fisco giusto per un contribuente onesto.

 

 

 

Ecco le regole del saldo

 

- La vendita di fine stagione (saldo) non ha obbligo di comunicazione al Comune.

- Le condizioni favorevoli di acquisto prospettate al consumatore attraverso il

messaggio pubblicitario debbono essere reali ed effettive .

-I prodotti esposti per la vendita nelle vetrine esterne o all’ingresso del locale e

nelle immediate adiacenze dell’esercizio e su aree pubbliche o sui banchi di

vendita, ovunque collocati, devono indicare in modo chiaro e ben leggibile il

prezzo di vendita al pubblico, mediante l’uso di un cartello o con altre idonee

modalità; quando siano esposti insieme prodotti identici dello stesso valore è

sufficiente l’uso di un unico cartello. Negli esercizi di vendita e nei reparti di tali

esercizi organizzati con il sistema di vendita del libero servizio l’obbligo di

indicazione del prezzo deve essere osservato per tutte le merci esposte al

pubblico.

-          I dati da esporre nei cartellini sono: a) il prezzo originario; b) la percentuale di

sconto; c) il prezzo finale di vendita.

- Alle vendite di fine stagione non si applicano le normative relative alle vendite

sottocosto: l’esercente, dunque, è libero di vendere i prodotti anche a prezzo

inferiore a quello di acquisto.

-          Il commerciante continuerà ad accettare i pagamenti con carta di credito e pos

secondo i termini delle relative convenzioni.

-          In caso di mancata conformità del bene al contratto (difetti o mancata

corrispondenza rispetto alle caratteristiche descritte prima della vendita) il cliente

ha diritto, ai sensi del D.LGD. n.° 24/2002: a) al ripristino, senza spese, della

conformità del bene mediante riparazione o sostituzione (a scelta, salvo che il

rimedio richiesto sia oggettivamente impossibile o eccessivamente oneroso

rispetto all’altro); b) ad una riduzione adeguata del prezzo o alla risoluzione del

contratto (se la riparazione e la sostituzione sono impossibili o eccessivamente

onerose; se il venditore non ha provveduto alla riparazione o alla sostituzione

entro un congruo termine; se la sostituzione o la riparazione precedentemente

effettuata hanno arrecato notevoli inconvenienti al consumatore).

- L’impegno a non oscurare completamente le vetrine.

- L’impegno alla massima disponibilità e cortesia nei confronti del cliente per

eventuali cambi non dettati dall’obbligo di Legge. Non esiste difatti il cosiddetto

diritto al “ripensamento” negli acquisti effettuati in forma diretta. Ciò vale, come è

noto, solo nei casi di vendita “a distanza” eseguita al di fuori dei locali commerciali.