Roma – Ammonta a dieci milioni di euro la cifra che, secondo la sentenza della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo pronunciata oggi, 14 gennaio 2016, lo Stato italiano dovrà pagare per risarcire oltre 370 cittadini infettati da vari virus – Aids, epatite B e C e altre malattie infettive - dopo essere stati sottoposti a trasfusioni di sangue o di emoderivati infetti durante trattamenti sanitari o interventi chirurgici.


LA SENTENZA - La sentenza è stata presentata da un gruppo di cittadini che, uniti, hanno presentato il ricorso a Strasburgo anche se gli italiani, ancora viventi, infettati da trasfusioni di sangue malato tra gli anni ‘70 e gli anni ‘90 sarebbero 120mila. La Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo ha condannato il nostro Paese a risarcire i cittadini nati fra il 1921 e il 1993 o i loro eredi contagiati in quegli anni.


LA PRECISAZIONE DEL MINISTERO DELLA SALUTE – In relazione alla decisione della Corte europea questa la precisazione del ministero della salute: La Corte, pur avendo riconosciuto per tutti quei casi risalenti agli anni ’90 la violazione delle disposizioni della Convenzione europea dei diritti dell’uomo relativamente al diritto ad un equo processo ed ad un ricorso effettivo, ha affermato che la procedura di cui all’art. 27-bis del decreto-legge n. 90/2014 - la cui introduzione è stata fortemente voluta dal Ministro Lorenzin –, che riconosce ai soggetti danneggiati, a titolo di equa riparazione, una somma di denaro determinata nella misura di euro 100.000, costituisce un rimedio interno, del tutto compatibile con le previsioni della Convenzione e in grado di assicurare un adeguato ristoro ai soggetti danneggiati”.