Roma – Disagi oggi per gli utenti del servizio sanitario nazionale in occasione dello sciopero proclamato dagli infermieri. Tra le sigle che hanno aderito all’agitazione il Nursind, sindacato rappresentativo del comparto sanità, che ha organizzato una manifestazione davanti a Montecitorio. “Il nostro sciopero vuole ribadire due cose: de-finanziare il lavoro in sanità, de-capitalizzarlo come valore economico e sociale, impoverirlo con tante restrizioni oltre che creare danni importanti alla qualità delle cure impedisce di sanare le tante storture del sistema sanitario, le sue numerose diseconomie, di qualificarne la spesa se non di ridurla a scala di sistema”, dichiara in una nota il Nursind. “Le Regioni, che ancora oggi sono le principali responsabili della sanità pubblica, non riescono a trasformare la crisi in opportunità e tutte le restrizioni finanziarie loro imposte da loro sono tradotte in restrizioni al lavoro, in tasse ai cittadini, in quote sempre più crescenti di privatizzazione e in meno qualità... Ma mai in altra sanità”, continua la nota: “Ne consegue che il nostro giudizio sulla legge di stabilità, mentre saluta con favore una serie di misure tese a far crescere il paese, non condivide l’idea che esse siano di fatto poste in contrapposizione al valore del lavoro in sanità . La proroga del blocco contrattuale del Pubblico Impiego contrattualizzato già provato da 5 anni di impossibilità di aumento del trattamento economico anche con fondi aziendali è una proroga del “non sviluppo” ed è una assurdità”.



“Con la legge di stabilità, inoltre, il Governo ha chiesto alle Regioni un taglio di risorse agli sprechi che innegabilmente esistono, ma tagliare sugli sprechi vuol dire riorganizzare il sistema dei servizi cosa che non si può fare senza usare il lavoro professionale per cambiare le cose. Oggi la possibilità di riconvertire diseconomie in economie è di fatto impedita dalle politiche contro il lavoro pubblico che anche questa legge di stabilità ribadisce il che vuol dire che i nuovi tagli andranno a penalizzare inevitabilmente i sistemi di garanzia dei livelli essenziali di assistenza. Tutto ciò ha ricadute importanti sulla categoria degli infermieri che, ricordiamo, sono i professionisti in prima linea nell’accogliere, assistere e prendersi cura dei malati acuti, cronici e fragili. Non è un caso che i primi ad essere stati contagiati dal virus Ebola siano stati infermieri in servizio presso gli ospedali. Degli infermieri ma più in generale dei lavoratori della sanità non ci si ricorda mai ma delle forze dell’ordine si anche se entrambi sono i primi garanti di una sicurezza che è parte costitutiva di un certo grado di civiltà”, conclude la nota.