Scuola: "riforma sì ma non così" sulle scuole del X gli striscioni della rivolta
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L'autonomia, cuore del DDL, deve essere strumento di democratizzazione e corresponsabilità della e nella scuola: tramite il decentramento dei livelli decisionali e attivando una reale partecipazione delle componenti, la scuola deve diventare una comunità che si auto-governa in modo cooperativo, attraverso gli organi collegiali, dove tutti sono soggetti attivi del processo educativo e delle scelte chiave. Inaccettabili quindi le prerogative del dirigente scolastico (reclutatore-valutatore-accentratore) che vanno dalla valutazione alla premialità e persino alla chiamata diretta dei docenti, pescati con contratto triennale da un apposito albo regionale. Al contrario, è necessario garantire la libertà di insegnamento dei docenti, l'indipendenza da quello che sembra un potere autocratico e dalla necessità di compiacere ora al dirigente, ora ai finanziatori esterni. Se è apprezzabile, poi, il ripensamento sull'abolizione degli scatti stipendiali, lasciano dubbi le scarse risorse, l'aumento unilaterale e non retribuito del carico di lavoro e la gerarchizzazione che si tende a costruire, per altro accentuando la competizione. Bisogna avere il coraggio di ripensarne per intero, in modo condiviso, la figura professionale, costruendone un profilo rinnovato, la sua formazione, i modi di accesso alla professione; la valutazione e la formazione e aggiornamento in servizio, avvicinando gradualmente la retribuzione alle medie europee e valorizzando la dimensione cooperativa dell'insegnamento. Anche per questo è un errore lasciare così ampie Deleghe al Governo su temi cruciali per il miglioramento della scuola italiana, che non possono essere affrontati senza un serio dibattito parlamentare. Tempi adeguati all'ascolto e al confronto sono la condizione per correggere radicalmente il testo di ingresso e creare il necessario clima di condivisone per avviare nel minor tempo possibile i primi interventi di cambiamento, questa volta, ampiamente condivisi.
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Grande attesa per domani, 5 maggio, quando in piazza scenderanno insegnati di tutta Italia in occasione dello sciopero nazionale della scuola. A Roma il corteo si riunirà in piazza della Repubblica, poi seguirà un percorso da Largo Santa Susanna, Piazza Barberini, viale Gabriele D’annunzio fino ad arrivare in piazza del Popolo.
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