Sgominata a Fiumicino la ‘banda dello spurgo’: 13 arresti. Truffe per un milione di euro e case inondate di liquami
Di Maria Grazia Stella il 27/11/2024
L’organizzazione criminale, con il pretesto di effettuare spurghi fognari, inondava invece gli appartamenti di liquami per truffare ed estorcere denaro ai cittadini di tutta Roma e provincia. A condurre l’operazione ‘Pecunia non olet’ la polizia
Fiumicino (Rm) – Nell’ambito dell’operazione ‘Pecunia non olet’ la polizia di Fiumicino, dopo indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma, ha sgominato la cosiddetta ‘banda dello spurgo’. A finire in manette 12 persone gravemente accusate dei reati di associazione per delinquere finalizzate alla commissione di estorsioni e truffe aggravate dalla minorata difesa, mentre un’altra persona è attivamente ricercata per rispondere degli stessi reati.
Le case inondate di liquami
Grazie a una complessa e approfondita indagine condotta dagli agenti della Polaria di Fiumicino è stata smantellata un’organizzazione criminale che, con il pretesto di eseguire spurghi fognari, inondava invece gli appartamenti di liquami per truffare ed estorcere denaro ai danni dei cittadini di tutta Roma e provincia.
Le indagini della polizia
Le indagini degli investigatori sono iniziate nel 2022 con la scoperta dell’esistenza di una nota ditta che pubblicizzava on line l’attività commerciale di spurghi utilizzando una squadra dedita ai primi interventi con carattere d’urgenza di ripristino delle fognature.
Il modus operandi della ‘ditta’: il pagamento anticipato di 500 euro e l’ostruzione volontaria dei tubi
Secondo quanto ricostruito, quando giungevano sul luogo dell’intervento gli operai, agendo con uno schema sistematico e consolidato, dopo aver richiesto il pagamento anticipato della somma di 500 euro, peggioravano volontariamente, ostruendoli deliberatamente con ingegnosi stratagemmi e in alcuni casi attraverso una inutile ricerca del tubo ostruito attraverso la demolizione del pavimento o della parete, l’intasamento degli scarichi, così determinando una esorbitante fuoriuscita di liquame che inondava tutto l’ambiente circostante e spesso gli interi appartamenti, arrecando danni considerevoli alla vittima di turno.
La truffa all’ignaro cliente
Il cliente di turno, catapultato in uno scenario surreale a causa dei liquami sparsi ovunque e dell’odore nauseabondo che invadeva l’ambiente, si vedeva costretto ad accettare un intervento di urgenza il cui prezzo veniva valutato secondo un fantasioso calcolo al metro lineare, che faceva schizzare il costo di una banale, nonché ordinaria, manutenzione dell’impianto fognario a migliaia di euro.
Le minacce alla vittima se si rifiutava di pagare
Se la vittima di turno intuiva il tentativo di truffa e si rifiutava di pagare, diventava vittima di minacce di rappresaglie e di violenza da parte degli operai intervenuti che venivano reclutati dal promotore dell’organizzazione proprio in virtù del loro excursus criminale: tanto più la fedina penale era sporca, tanto più avrebbero avuto possibilità di essere reclutati nella banda.
Le numerose truffe della ‘banda dello spurgo’ a Roma e provincia
Secondo quanto accertato dagli investigatori della Polizia di Frontiera di Fiumicino per anni, in tutta Roma e provincia, la banda dello spurgo ha messo in atto, con avidità sempre crescente, numerose azioni ai danni di vittime ignare, tra le quali molti ristoratori, professionisti del settore medico, avvocati, appartenenti all’ambiente ecclesiastico e alle fasce più deboli come gli anziani, tutti clienti indifesi per età, lutti o vicissitudini varie, nonchè per l’impreparazione tecnica scaturita dall’improvvisa necessità di procedere allo spurgo di fognature intasate piuttosto che a complesse riparazioni elettriche
'Affari' per un milione di euro l’anno
Ottenuti i primi guadagni illeciti, gli indagati hanno pianificato l’estensione e l’allargamento in altre importanti città di Italia attuando un progressivo ampliamento del raggio di azione. L’attività ha apportato notevoli profitti alla organizzazione che venivano suddivisi tra i consociati e la ditta raggiungeva un volume d’affari o di oltre un milione di euro l’anno.
Il ‘facile guadagno’
“La propensione alla commisione di reati e al conseguimento del ‘facile guadagno’ è emersa dagli accertamenti nelle banche dati informatiche in uso alle forze di Polizia, che facevano emergere nei confronti di alcuni indagati precedenti penali. Inoltre gli specifici accertamenti nelle banche dati I.N.P.S. hanno evidenziato la mancanza di qualsiasi dichiarazione relativa a ulteriori, leciti, mezzi di sostentamento”. Hanno scoperto gli investigatori – “Pertanto la sistematicità dei comportamenti delinquenziali, la sfrontatezza degli indagati, che non arretravano neanche davanti a persone anziane o comunque particolarmente vulnerabili, la loro arroganza, la spietatezza dimostrata nel lasciare le persone delle vittime e le loro stesse proprietà in condizioni pietose, pericolose anche per la salute degli occupanti e la salubrità dei locali ha determinato il giudice all’emissione dei provvedimenti cautelari”.
I 13 arresti dopo 30 denunce
A seguito infatti di 30 querele, raccolte dalla Polizia Giudiziaria, e delle tempestive indagini della Polizia di Frontiera di Fiumicino, il Giudice per le indagini preliminari di Roma, su richiesta dei magistrati della Procura della Repubblica capitolina, ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di tredici persone, di cui undici in carcere e due agli arresti domiciliari riconoscendo “gravi indizi di colpevolezza per il delitto associativo e per numerosi episodi delittuosi accertati nella fase delle indagini”.
Sequestro di 100mila euro in contanti, diamanti e gioielli, Rolex
E’ stato inoltre data esecuzione al decreto di sequestro preventivo, emesso dal Giudice, di somme di denaro ritenute profitto diretto del reato ad opera del Nucleo Pef della Guardia di Finanza di Roma che ha partecipato, dando ausilio al personale della Polizia di Frontiera di Fiumicino, all’esecuzione di tredici decreti di perquisizione, con il contestuale sequestro di quasi 100.000 euro in contanti, diamanti, Rolex, gioielli e un’auto di grossa cilindrata in quanto beni sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati.
Ad ogni modo tutti gli indagati sono da ritenere presunti innocenti, in considerazione dell'attuale fase del procedimento, ovvero quella delle indagini preliminari, fino a un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile.
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