Roma – Smantellata una pericolosa banda di rapinatori che tra il 2012 ed il 2014 avevano messo a segno una serie di ‘colpi’ in alcune importanti banche della Capitale armati di pistole con l’ausilio di una basista, impiegata in un istituto di credito. Alle prime ore del mattino la Squadra mobile di Roma ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del tribunale, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 8 indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, del reato di rapina aggravata con l’uso delle armi da fuoco, ricettazione, falsità materiale e furto aggravato. A finire in manette sono stati A. G. di 61 anni; A.G. di anni 63; D.C. A. di anni 68; G. F. di anni 46; R. L. di anni 52; B. T. di anni 81; C. B. O. di anni 71; e G. R. di anni 35. Gli otto arrestati, destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere (da nr. 1 al nr. 5) e di un’ordinanza di sottoposizione alla misura degli arresti domiciliari (dal nr. 6 al nr. 8), sono noti pregiudicati appartenenti alla malavita romana con precedenti specifici per furto e ‘attivi’ a Monteverde, Garbatella, Tiburtino, Casalpalocco ed Acilia.



Nello specifico, appartengono ad una organizzazione criminale specializzata in rapine e furti nei caveau di istituti bancari ed uffici postali, reati consumati prevalentemente con la tecnica del “buco”, un passaggio praticato da locali adiacenti all’obiettivo per penetrare all’interno dove poi viene generalmente “portato a segno” il colpo. Le indagini nei confronti di D.C.A. e del suo gruppo, svolte dalla Mobile con la collaborazione del commissariato di Fano e coordinata dalla Procura della Repubblica di Pesaro, per via di alcuni sospetti su una loro partecipazione ad una rapina nel 2013, ha permesso di accertare che gli indagati avevano portato avanti, con continuità ed in maniera scrupolosa, alcuni “progetti di lavoro” in istituti di credito dislocati a Roma e sul territorio nazionale. In particolare, dalle prime intercettazioni è emersa una partecipazione di A., D. C.A., G. e C, durante le festività natalizie, il 28 dicembre 2012, alla rapina dell’agenzia n. 35 della Banca Popolare di Novara, a Roma in piazzale delle Medaglie d’Oro, in zona Balduina. Nel corso della rapina i malviventi, travestiti da “Babbo Natale”, si erano all’interno dei locali, dove, grazie alle “dritte” ricevute da G. Roberta, dipendente ‘infedele’ di quell’Istituto di credito, erano riusciti a mettere a segno una rapina che aveva fruttato loro 160.000 euro in contanti, oltre ad un ingente quantitativo d’oro (circa 3,7 chili d’oro) custodito in una cassetta di sicurezza del “caveau”, aperta proprio dalla G.R. , “apparentemente” impaurita dalle minacce.



Si sono inoltre resi responsabili di un tentativo di rapina ai danni della Banca Carige a Roma in piazza Risorgimento, a due passi dalla Città del Vaticano. In quella circostanza, tuttavia, i malviventi non hanno potuto consumare la rapina poiché - una volta ultimato il foro di accesso alla banca praticato dal seminterrato dello stabile confinante - avevano trovato posizionata, in corrispondenza della parete dell’istituto, una cassaforte facilmente equivocabile per un complemento d’arredo della banca che, alla luce dell’ingente peso riscontrato, ha reso impossibile il suo spostamento e, di conseguenza, l’ingresso dei malviventi. Vale la pena di sottolineare che, durante la pianificazione del colpo, tra i mesi di novembre 2013 e marzo 2014 la banda ha adottato numerosi stratagemmi per eludere le loro proprie responsabilità nell’evento delittuoso tra cui l’utilizzo - nei molteplici sopralluoghi anche di alcune ore ciascuno - di un’autovettura rubata sulla quale erano state applicate targhe clonate di analogo veicolo dello stesso modello, escamotage che ha permesso loro di viaggiare e stazionare indisturbati a pochi passi da un obiettivo sensibile come la Città del Vaticano. Il “buco” (largo cm 60x55 e lungo circa 90 cm) veniva poi scoperto la mattina del 10 marzo 2014 dai dipendenti della Banca Carige che verso le ore 8,20 di mattina contattavano il 113 per un intervento della Polizia di Stato.



E’ stata, inoltre, documentata la loro partecipazione ad un incendio doloso che, il 12 marzo 2014 ha completamente distrutto un ambulatorio veterinario a Roma in via del Pianeta Venere. Uno dei responsabili materiali dell’incendio, legato da un rapporto di amicizia con la titolare di un centro clinico veterinario, all’ Eur, e con il suo compagno - direttore sanitario del predetto laboratorio - avrebbe ricevuto da quest’ultimi l’incarico di distruggere il concorrente in via Pianeta Venere, sospettato di essere a sua volta il “mandante” di un evento da loro “subito” circa un mese prima. Nel corso delle numerose perquisizioni locali effettuate a carico degli indagati sono stati rinvenuti alcuni passamontagna, chiavi grezze e un intero “campionario” di attrezzi atti allo scasso. Per quanto riguarda l’indagata G.R., ritenuta  la “basista” del gruppo criminale, è stata rintracciata e tratta in arresto da personale di questa Squadra mobile presso la Filiale della Banca Popolare di Novara, in via di Torrevecchia, dove presta servizio.