Fiumicino – “La ‘Coppa della vergogna’. Quello che è accaduto ieri, sabato 3 maggio in occasione della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina resterà nella memoria per molto tempo. A partire dal pomeriggio quando, prima dell’incontro di calcio, nei pressi dello Stadio Olimpico di Roma si è assistito ad una guerriglia urbana culminata con il gesto folle della sparatoria da parte di un 48enne, D.D.L., già raggiunto in passato dal Daspo. E adesso, come conseguenza, c’è un giovane di 29 anni, Ciro E., che lotta per la vita e che rischia, se sopravviverà, di restare paralizzato”, dichiara Giulio Incoronato dell’associazione Sociale&Sicurezza.
 

Secondo l’associazione quella di ieri è stata “una giornata di sconfitta totale  dello sport”.  “All’interno dell’Olimpico, sotto gli occhi di sessantamila persone tale Genny 'A carogna, capo degli ultras del Napoli e affiliato del clan Misso,  ha tenuto sotto scacco un intero stadio. Quindi da ieri sera lo stato delega a un capo ultras il potere di decidere se una partita di calcio può o non può essere giocata”, spiega Giulio Incoronato che aggiunge: “le immagini del capo clan che indossa una maglietta con la scritta  “Speziale libero” (Antonino Speziale è l’uomo accusato dell’omicidio dell’ispettore capo Filippo Raciti avvenuto allo stadio di Catania nel 2007, ndr)  devono farci riflettere e vergognare. E’  stata offesa la memoria di  un servitore dello Stato, l’ Ispettore capo della Polizia di Stato Raciti  ucciso per difendere la vita di altri cittadini.  Ieri sera  in bilico è stata  la stessa legalità in Italia: ne hanno dato risalto anche i quotidiani esteri”.  “Non intendiamo”, conclude, “entrare in polemica con altri episodi ma ieri la memoria dell'ispettore Filippo Raciti e il dolore dei suoi familiari sono stati offesi in mondovisione non solo da Gennaro 'a Carogna' ma soprattutto da chi in questo momento rappresenta tutte le istituzioni indistintamente. Le  scuse  che verranno non potranno guarire la ferita e la memoria per l'Ispettore  Raciti  né  per tutti i cittadini onesti”.   Marisa Grasso, vedova dell’ispettore Raciti, ha commentato:  “Vedere quelle immagini è stato traumatico, eravamo increduli, ci siamo sentiti presi a schiaffi”.