Strage di via D’Amelio: il giudice Borsellino, un esempio per tutti gli italiani
Di Redazione il 19/07/2023
Il 19 luglio 1992 il giudice Paolo Borsellino fu assassinato a Palermo insieme agli uomini della sua scorta Eddie Walter Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina, Agostino Catalano e Vincenzo Li Muli mentre andava a far visita alla madre ma il ricordo di quel giorno è ancora vivo in ognuno di noi. Il ricordo del presidente della Regione Lazio Francesco Rocca
Roma – Ricorre oggi, 19 luglio 2023, il trentunesimo anniversario della strage di via D’Amelio nella quale furono assassinati a Palermo il giudice Paolo Borsellino insieme ai poliziotti della sua scorta Eddie Walter Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina, Agostino Catalano e Vincenzo Li Muli. L'unico sopravvissuto, Antonino Vullo, rimase gravemente ferito.
Quella domenica il magistrato stava andando a far visita alla madre, in via Mariano D’Amelio 21. Alle 16.58 l’esplosione di una Fiat 126, imbottita con 100 chili di tritolo, travolse il giudice e i poliziotti della scorta, distruggendo decine di auto e provocando gravi danni agli edifici presenti sulla strada.
Paolo Borsellino, che aveva 51 anni, era da poco stato nominato procuratore aggiunto di Palermo ed aveva preso il posto del suo collega e amico fraterno Giovanni Falcone, anch’egli ucciso dalla mafia appena 55 giorni prima insieme alla moglie Francesca Morvillo e agli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
Oggi sul luogo della strage di via D’Amelio c’è un ulivo, piantato in ricordo delle vittime.
La strage di via D'Amelio fu un attentato di stampo terroristico-mafioso, in cui perse la vita anche Emanuela Loi, prima donna a far parte di una scorta e anche prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio, messo a segno nel pomeriggio di una domenica estiva del 19 luglio 1992. Oggi nel capoluogo siciliano e in molte altre località della Penisola si ricordano Paolo Borsellino e i suoi agenti e il loro sacrificio.
“Paolo Borsellino resterà, oggi e sempre, un'ispirazione per tutti gli italiani. Soprattutto per chi rappresenta le Istituzioni, la strage di via D'Amelio - dove oltre al giudice persero la vita Emanuela Loi, Agostino Catalano, Eddie Walter Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina - ancora oggi è una ferita profonda. Si deve continuare a lavorare "senza paura" - come ricordava spesso il giudice - e senza remore, per arrivare alla verità sulla strage del 19 luglio 1992. E dobbiamo tenere fede agli insegnamenti e ai valori incarnati da questa figura, rendendoli concreti nelle nostre azioni quotidiane. L'imperativo è quello di essere degni dell'esempio di un grande uomo protagonista, insieme al collega e amico Giovanni Falcone, di svolte decisive per la lotta contro la mafia”. Lo dichiara il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca.
(Foto Italiadice)