“Suo figlio è stato arrestato per rapina e ora chiede il suo aiuto”: arrestato finto carabiniere
Di Maria Grazia Stella il 10/01/2025
L’uomo, un 40enne napoletano, era uscito dal carcere tre settimane fa dopo aver truffato un’altra anziana con la stessa tecnica. Ad intervenire gli agenti del commissariato Colombo che hanno rassicurato l’89enne restituendole i gioielli che le erano stati rubati
Roma - Aveva raggirato un’anziana dopo aver imitato al telefono la voce del figlio che, disperato, chiedeva di aiutarlo. Ma in questa occasione la tecnica del finto carabiniere è miseramente fallita ed è finito in manette un quarantenne napoletano che fino a tre settimane fa si trovava in carcere per aver truffato un’altra vittima.
L’arresto
Stavolta, però, mentre scappava convinto di aver messo a segno l’ennesima truffa, ha trovato ad aspettarlo gli agenti del Commissariato Colombo che lo hanno accerchiato e bloccato all’esterno del palazzo. Il 40enne aveva ancora in tasca il ‘bottino’, gioielli per un peso di 200 grammi, che era riuscito a farsi consegnare dalla vittima per ‘scagionare’ il figlio presentato dall’imbroglione come un ‘rapinatore’ in cerca di aiuto.
La telefonata
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, tutto è iniziato con una chiamata al telefono fisso dell’89enne da parte di un sedicente maresciallo dei carabinieri, che alla donna ha detto che suo figlio era stato arrestato per aver commesso una rapina a bordo della propria auto e che, per scagionarlo, sarebbe stato necessario pagare una somma a titolo di oblazione.
Il pianto disperato
A vincere l’iniziale diffidenza e titubanza della vittima è stato un pianto disperato che la donna poteva sentire attraverso la cornetta. “Ma è mio figlio Mauro?!”. Al truffatore è bastato quel nome per capire come portare a termine il raggiro. E’ stato così che quel pianto è diventato sempre più insistente fino a quando l’anziana, in preda al panico, non ha abbandonato ogni resistenza chiedendo al sedicente carabiniere cosa potesse fare per salvare il figlio non avendo denaro in contanti in casa. Di fronte alla richiesta di raccogliere tutti i gioielli che custodiva la vittima ha così recuperato in breve circa 200 grammi tra oro e preziosi restando in contatto telefonico con il 40enne, che nel frattempo le aveva impedito di interrompere la chiamata.
Il complice
E’ stato allora, in quel momento, che è entrato in azione il complice, un uomo di corporatura robusta che, come le aveva anticipato pochi minuti prima il sedicente maresciallo, si è presentato alla sua porta con un telefono in mano in vivavoce: dall’altra parte della cornetta, il presunto ‘collega’ e le sirene della polizia.
La disperazione della vittima
A quel punto la vittima, speranzosa di riabbracciare il figlio Mauro, gli ha consegnato con le mani ancora tremanti una busta contenente tutto ciò che era riuscita a recuperare. Solo negli istanti immediatamente successivi, quando ha visto chiudersi la porta, ha avuto consapevolezza del fatto che probabilmente Mauro, con cui fino a quel momento non aveva neanche parlato, non fosse in pericolo. Le sue urla di rabbia mista a disperazione hanno, però, richiamato l’attenzione degli agenti del commissariato Colombo, che direttamente dal cortile del commissariato, dove si affaccia la finestra della cucina della vittima, hanno compreso che era successo qualcosa.
L’intervento della polizia
Negli istanti immediatamente successivi, dividendosi tra l’abitazione dell’89enne e le strade limitrofe, hanno capito ciò che era accaduto. Poco dopo l’uomo, un quarantenne napoletano, è stato rintracciato e accerchiato dai poliziotti. Aveva ancora in tasca il bottino riuscito a farsi consegnare dalla vittima per ‘scagionare’ Mauro, il figlio ‘rapinatore’.
L’Autorità Giudiziaria, su richiesta della locale Procura della Repubblica, ha convalidato l’operato della Polizia di Stato.
Si precisa che, in considerazione dell’attuale fase del procedimento, l’indagato è da considerarsi presunto innocente fino ad un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile.