Fiumicino - “L’apertura delle indagini sullo sversamento di cherosene da parte della Procura va bene - sulla vicenda continuano a esserci troppi buchi neri e troppi pareri contrastanti - ma parallelamente il Comune di Fiumicino proceda immediatamente in sede civile nei confronti dell’Eni e apra la strada a possibili future richieste di risarcimento per i danni che potrebbero aver subito aziende agricole e cittadini”. Lo chiedono il Presidente e il Vicepresidente dell’associazione Crescere Insieme Roberto Severini ed Emilio Erriu.

 

“Il danno che questo sversamento di cherosene ha prodotto nel nostro ecosistema e nel nostro tessuto socio-economico continua a essere impossibile da quantificare - spiegano -. Non si conosce nemmeno la quantità di materiale che sia fuoriuscito dall’oleodotto e se questo abbia davvero raggiunto le acque del mare. Le versioni fornite dall’amministrazione comunale di Fiumicino e dall’Eni rispetto a quelle dare dalle associazioni ambientaliste che lavorano ogni giorno sul teatro della tragedia continuano a essere contrastanti. Idem la tesi del furto di carburante: non è stata ancora definitivamente provata. Non c’è lo straccio di un risultato dei campionamenti dell’Arpa, gli unici dati che abbiamo arrivano da Ladispoli (perché loro sì e noi no?) e non sappiamo nemmeno se mai queste analisi siano state effettuate. Si continuano a leggere chilometriche dichiarazioni di questo o quell’esponente dell’amministrazione ma una versione univoca, che ci dica cosa sia realmente successo, non c’è. Tantomeno sappiamo quanto territorio sia stato contaminato e quanto cherosene sia stato sversato. Nemmeno il servizio di vigilanza richiesto dalle associazioni sull’oleodotto è stato attuato, tant’è vero che ieri si è sfiorati l’ennesima tragedia. In tutta questa situazione continuano a esserci tante, troppe discrepanze che certo non ci aiutano a essere ottimisti. Il Comune faccia l’unica cosa davvero saggia: citi in giudizio civilmente l’Eni”.