Roma – Si risparmiava sullo spessore dell’asfalto, sulla fresatura e sulle bonifiche, ossia la parte inferiore del sottofondo, scavata ad una profondità inferiore rispetto al previsto mentre per quanto riguarda la pulizia delle caditoie stradali soltanto un numero ridotto veniva ripulito rispetto al totale dichiarato nella documentazione di esecuzione lavori.


LE IRREGOLARITA' - Queste sono solo alcune delle irregolarità emerse a seguito delle indagini condotte dai carabinieri in merito alla manutenzione delle strade della Capitale che oggi ha portato all’arresto di sette funzionari pubblici mentre altri otto sono stati indagati. Ad effettuare l’operazione i carabinieri del Noe che hanno arrestato funzionari municipali, anche del X municipio, del Simu e del San Giovanni Addolorata per turbativa di gara di 33 appalti per un valore complessivo di oltre 16 milioni di euro. Negli ultimi due anni sarebbero stati versati 650mila euro di ‘mazzette’. Lo comunicano i militari del comando provinciale di Roma in una nota.


L’OPERAZIONE - Dalle prime ore di questa mattina, i militari del comando carabinieri per la Tutela dell’Ambiente, in collaborazione con il comando provinciale carabinieri di Roma, al termine delle indagini coordinate dalla locale Procura della Repubblica, stanno eseguendo sette ordinanze di custodia cautelare in carcere ed una serie di perquisizioni a carico di altrettanti pubblici funzionari appartenenti ai municipi del Comune di Roma, al Dipartimento Simu (Sviluppo infrastrutture e manutenzione urbana) di Roma Capitale nonché all’ospedale San Giovanni Addolorata nell’ambito dei lavori per la manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade e delle infrastrutture dei questi enti.


LE INDAGINI - L’indagine, si legge nella nota dei carabinieri, rappresenta la prosecuzione dell’attività che il 14 ottobre scorso ha portato all’arresto di Luigi Martella ed Alessio Ferrari e del funzionario Ercole Lalli quando sono emersi gravi indizi di colpevolezza a carico dei due imprenditori che il 27 settembre, al fine di turbare le gare d’appalto per la manutenzione e la sorveglianza delle strade della Grande Viabilità della città, avevano consegnato ad Ercole Lalli, funzionario del Dipartimento Simu di Roma Capitale, 2.000 euro in contanti in cambio di informazioni riservate relative alle imprese invitate a queste gare.



LE ATTIVITA’ - Grazie all’analisi incrociata - tuttora in corso - di quanto emerso dalle attività tecniche e dagli atti acquisiti in occasione delle perquisizioni del 14 ottobre 2015, prosegue la nota dei carabinieri del comando provinciale di Roma, in particolare dalla contabilità occulta delle società di quello che si può definire il ‘Gruppo Martella’ riconducibile alla stessa famiglia, nonché anche a seguito delle dichiarazioni dei tre indagati, sono stati individuati ulteriori episodi di corruzione a carico sempre di funzionari, che avevano l’incarico di direttori dei lavori, in relazione a specifici appalti.



LAVORI ‘AL RISPARMIO’ - In particolare, continua la nota dell’Arma, le dazioni corruttive erano finalizzate ad ottenere agevolazioni da parte dei funzionari sulle modalità di esecuzione dei lavori, consentendo agli imprenditori di eseguire le opere in modo difforme rispetto a quanto previsto. Emblematico è il caso delle pulizia delle caditoie stradali laddove solo un numero ridotto veniva ripulito rispetto al totale dichiarato nella documentazione di esecuzione lavori; altrettanto significativo è il rifacimento del manto stradale dove si risparmiava sullo spessore dell’asfalto, sulla fresatura e sulle bonifiche, cioè la parte inferiore del sottofondo, scavata ad una profondità inferiore rispetto al previsto.


GLI ACCORDI - Gli accordi presi tra gli imprenditori ed i funzionari incaricati di sorvegliare il corretto andamento dei lavori comportavano la dazione di cifre che nel tempo variavano da poche migliaia di euro sino ad oltre 100mila euro, pertanto nell’ordine del 3, 4% del valore dell’appalto stesso. La sistematica reiterazione della condotta corruttiva ha permesso di evidenziare almeno 33 gare d’appalto per un valore complessivo di oltre 16 milioni di euro e per le quali sarebbero stati versati solo negli ultimi due anni, complessivamente 650 mila euro di tangenti.



I FUNZIONARI ARRESTATI - I funzionari destinatari della misura restrittiva sono Francesco Pantaleo e Stefano De Angelis del dipartimento S.I.M.U. (Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione Urbana) di Roma Capitale; Roberto Brondi, Piero Seguiti, Doriano Carbonari e Paolo Fornaciari, impiegati rispettivamente presso i municipi V, IX, X e XII di Roma e Franco Ridenti, tecnico della Azienda ospedaliera San Giovanni Addolorata, si legge nella nota dei carabinieri.



LE PERQUISIZIONI - Oltre a questi funzionari, e per gli stessi reati, sono state perquisite le residenze e gli uffici dei funzionari Fabio Stefano Pellegrini del dipartimento S.I.M.U., Luca Gaveglia del Municipio IV e Giampietro Cirilli, già funzionario del Municipio VIII, ora in pensione, ma ancora legato da un rapporto d’impiego con l’amministrazione, si legge ancora nella nota dei carabinieri.


ALTRI 8 INDAGATI - Nello stesso contesto, oltre ai predetti, risultano indagati ulteriori 8 funzionari ed ex funzionari, questi ultimi ora in pensione, prosegue la nota. Gli arrestati, al termine delle formalità di rito, sono stati condotti al carcere Regina Coeli di Roma.



IL CODACONS - Il Codacons: “La nostra perizia accertò l’asfalto irregolare sulle strade della Capitale: ci costituiamo parte offesa e chiamiamo i cittadini romani a raccolta per chiedere i danni".


LA DENUNCIA – “Quanto denunciato dal Codacons alla Procura di Roma in merito alle irregolarità dell’asfalto sulle strade della capitale, trova oggi pieno riscontro con l’operazione che ha portato all’arresto di 7 funzionari pubblici, accusati di aver percepito mazzette per chiudere un occhio sulla regolare esecuzione dei lavori di manutenzione di strade e infrastrutture. La Procura di Roma – ricorda l’associazione – aveva aperto una inchiesta a seguito di un nostro esposto contenente i risultati di una perizia condotta dal Codacons sul bitume appena utilizzato su strade sottoposte a rifacimento, da cui emergeva una percentuale di bitume sul peso della miscela del 3,97%, mentre i limiti di accettazione stabiliti dall’Anas vanno dal 4,5 al 6,1%. Ora tra le accuse della Procura finisce proprio l’asfalto, il cui spessore risulterebbe inferiore a seguito degli illeciti commessi”.


RISARCIMENTO DEI DANNI - Il Codacons ha deciso dunque di “costituirsi parte offesa nell’inchiesta della magistratura e chiama a raccolta i cittadini romani, affinché si costituiscano per chiedere i danni subiti sul fronte della manutenzione stradale attraverso la pagina pubblicata sul sito dell’associazione al seguente link: http://www.codacons.it/articoli/buche_a_roma_ecco_come_chiedere_il_risarcimento_del_danno__272925.html