Che l'ingresso nel mondo del lavoro dopo l'Università fosse difficile lo sapevamo da tempo. In fondo, anche i libri di storia ci hanno spiegato infinite volte che già nel Sessantotto la protesta nacque a causa della forbice tra laureati e opportunità di lavoro. Eppure, la sensazione è oggi quella di trovarsi di fronte ad una crisi senza eguali.
Premesso che è sempre difficile mettere a confronto epoche diverse e che i parametri di valutazione cambiano in continuazione, i numeri sulla situazione dei laureati in Italia diffusi di recente destano preoccupazioni reali.
Secondo la XIV Indagine Almalaurea sulla Condizione Occupazionale dei Laureati, infatti, i trend di occupazione ad un anno dalla laurea sono tutti negativi. Rispetto al 2007, è aumentata dell'8% la disoccupazione ad un anno dalla Laurea di 1° livello e del 9% quella ad un anno dalla Laurea Specialistica. In maniera quasi speculare, è crollata del 9% l'occupazione stabile ad un anno dalla Triennale e del 7% quella ad un anno dalla Specialistica. Tra i dottori magistrali (quelli con Specialistica), è cresciuto del 4% il numero dei lavoratori senza contratto ad un anno dal titolo. In discesa anche il guadagno mensile: -11% per i giovani in possesso di diploma triennale, - 13% per i dottori magistrali.
Come succede spesso, le donne incontrano maggiori difficoltà: a tre anni dal titolo, solo l'82,3% ha trovato lavoro, a dispetto dell'89,8% dei maschi. E nemmeno tra nord e sud va meglio: i giovani meridionali che lavorano sono il 78,2%, il 20,1% in meno dei giovani del nord Italia.
Tra le aree disciplinari, quella con maggiori garanzie di inserimento nel mondo del lavoro è l'area medica, seguita da architettura, ingegneria ed economia. In posizione di coda, come si potrà immaginare, i settori letterari, geo-biologici, chimico-farmaceutici.
Questi dati allarmanti si sono sommati al terrificante numero diffuso dall'Istat ad agosto riguardante la disoccupazione in Italia tra i 15 ed i 24 anni: 33,9%, un vero e proprio record.
Sebbene sia ovvio che solo provvedimenti di natura strutturale possano risolvere il problema, i neo-laureati hanno bisogno di attuare strategie nel breve periodo. Il rischio è infatti quello di lasciar passare gli anni e di ritrovarsi troppo "vecchi" per iniziare a lavorare.
Cosa possono fare i giovani appena usciti dall'università per "salvarsi"? Affidarsi ad un ufficio placement, affrontare la ricerca del lavoro come se si trattasse di un lavoro vero e proprio, mantenere alta la motivazione, attivare reti di contatti utili a superare l'iniziale senso di estraneità al mondo delle imprese. Ed ancora: avere le idee chiare sulla professionalità da acquisire, prendere in considerazione la creazione di una startup, perfezionarsi con un corso di specializzazione orientato all'inserimento in azienda. A questo proposito, il ruolo dei master come veicolo di inserimento nel mondo del lavoro sembra ancora tenere; ce ne sono ormai per tutti i gusti e possono aiutare anche chi ha una "laurea debole" (odiato ma funzionale epiteto) a trovare lavoro. L'importante è scegliere il master che inserisca in un settore "forte" del mercato del lavoro; un esempio è dato dai Master in Direzione del Personale, che consentono ai titolari di laurea umanistica di accedere al settore delle Human Resources, nel nostro Paese non ancora saturo.
Sarebbe utile disporre di dati simili a quelli della ricerca condotta da Almalaurea anche per il settore dei master. Nel frattempo, l'esperienza insegna che una specializzazione forte è un buon lasciapassare per il mondo del lavoro, soprattutto in contesti molto competitivi come quello attuale.