Animali domestici un rapporto ancestrale che fa bene all'uomo
Di A. Gallo
Fin dalla più remota antichità il rapporto tra esseri umani e animali è stato allo stesso tempo conflittuale, di reciproco supporto o di utlità.
Fin dalla più remota antichità il rapporto tra esseri umani e animali è stato allo stesso tempo conflittuale, di reciproco supporto o di utlità.
Il rapporto era conflittuale poiché gli animali consumavano ricchezza utile per il sostentamento umano, erano prede perché permettevano il sostentamento vitale delle genti ancor prima che l’uomo imparasse a coltivare la terra e a sfruttare in modo positivo le stagioni ed il clima in cui si trovava a vivere ed erano di utilità che si concretizzava nella difesa o nello sfruttamento di alcune sue parti. I primitivi, nel loro evolversi, addomesticarono molti animali per renderli più “utili” alla vita della tribù umana e alla loro economia . L’esempio più classico è il cane, il cavallo, la pecora; tutti animali che nell’evolversi hanno imparato ad essere vassali degli uomini ma in qualche modo ne hanno tratto profitto per la loro sopravvivenza.
Le specie animali che non erano adatte all’addomesticamento hanno avuto una loro propria vita evolutiva che li ha portati, nei nostri giorni, ad essere considerati un pericolo per l’incolumità pubblica. Vedasi come esempio gli orsi, le orche marine, i grandi felini, ecc. Altri animali non addomesticabili, nello scorrere del tempo, sono stati visti come “merce” per commerci più o meno spregiudicati. Le balene, i rinoceronti, i serpenti con le loro pelli, gli elefanti, ecc. Ma il tempo corre, le esigenze umane mutano, i valori morali cambiano e cambia anche la sensibilità degli uomini verso gli animali.
Già San Francesco – nel Cantico delle Creature – li considerava Suoi Fratelli – degni di ogni rispetto poiché creature volute dall’Altissimo e messe accanto agli uomini sulla Terra per vivere in simbiosi con gli uomini e non perché gli uomini primeggiassero sugli animali. Non dobbiamo scordarci che tutti gli animali dall’infinitesimamente piccolo al più grande e mastodontico fanno parte dell’ habitat del mondo in cui viviamo e che gli uomini al di fuori dell’habitat non può sopravvivere. Fatte queste considerazioni di apertura guardiamo i nostri pet nell’attuale società umana, essi hanno riempito un vuoto sociale fatto di solitudine, di depressione, di malattia e , anche, di estrema disperazione. Senza addentrarci in discussioni sociologica sull’ evoluzione della società umana sempre più stimolata da fatti negativi (malattie, guerre, crisi economiche, crisi lavorative, ecc) analizziamo il perché di tante persone riversano le loro attenzioni sul proprio furetto, gatto, cane o altro. Una signora di mezza età che portava a spasso il suo pet mi ha dato questa illuminante risposta:”nonostante i figli che ho cresciuto a farmi compagnia mi è rimasto solo lui, figli e parenti in genere seppur ancora viventi ed in buona salute non hanno mai tempo per me !” Questa situazione di deserto sociale la possiamo riscontrare ogni giorno anche nelle RSA, negli ambulatori dei medici, in quei luoghi dove, piaccia o non piaccia, c’è una sorta di “socializzazione” più o meno voluta e partecipata. Naturalmente qualcuno potrebbe dire che la vecchia struttura familiare appartiene al passato e non sarebbe possibile pensare attualmente ad una famiglia con rigide regole strutturali interne visto il divenire dei tempi. Allora i “vuoti sociali” devono essere riempiti; questo accade prendendosi cura di un essere che tutto da e nulla chiede. Cani, Gatti, e altri animali di affezione , quindi sono entrati prepotentemente nella vita del cittadino medio che lo accudisce e lo protegge. Ecco la necessità di creare spazi per i pet cittadini, ecco la necessità di rivedere le regole di buon vivere fra umani e pet, ecco la necessità di misurare se stessi con i pet. Periodicamente si sentono affermazioni più o meno discutibili che l’amore per i pet non è equiparabili a quello che deve avere un figlio ma fare affermazioni di tal genere è estremamente offensivo verso chi ama i figli e i propri pet . L’amore è un sentimento nobilissimo di cui non esiste una definizione certa e non risulta corretto declinare regole certe applicabili in ogni momento.
Naturalmente l’amore per i pet non deve diventare una rincorsa verso l’inverosimile: chi ama i propri pet non gli compera il cappottino firmato o lo porta nei saloni di bellezza appositamente attrezzati per curare l’aspetto esteriore del cane o del gatto. L’amore per i pet si manifesta soprattutto nel dargli protezione,rispettare la sua natura i suoi tempi e i suoi modi di esprimersi. I pet non sono un giocattolino ma sono esseri senzienti che hanno un loro modo di essere che va sempre rispettato quando questi arrivano nelle case di un umano, vuoi per allietare la vecchiaia del nonnino come vuoi per lavorare accanto e per l’essere umano e per l’essere umano, come vuoi aiutare il bimbo affetto da patologie che non gli permettono di vivere una infanzia “normale”.