Sarà possibile firmare domenica 15 ottobre presso la chiesa San Nicola di Bari in via Passeroni a Ostia

Domenica 15 ottobre, nella parrocchia di San Nicola di Bari di Ostia, sarà possibile firmare nell'orario delle messe del mattino e del pomeriggio, per sostenere l'iniziativa "Un cuore che batte"

Il Territorio cristiano del X Municipio di Roma si mobilita per la Vita.  Lo fa dalla sede della prefettura di Ostia, San Nicola di Bari. Troppo facile rinunciare con un bisturi all'esperienza meravigliosa di una creatura, un figlio, per una donna; troppo facile per il sistema sanitario, per la politica, scrollarsi questa responsabilità etica e professionale, scappando così dalla missione di investire su un percorso di aiuto serio, responsabile maturo. 

A cosa serve capitalizzare risparmiando questi soldi alla sanità e in genere al pubblico servizio? Forse che sulla pelle dell'austerità a favore della Vita non permettendone la nascita si vuole fare cassa per armi o tecnologie d'avanguardia?

Allora è ora di impostare una politica nuova, coraggiosa, seria, responsabile che non fugga la sfida ma si schieri a sostegno della donna, della mamma, della famiglia.

Si perché quella cultura che vuole terminare un'esistenza prima della nascita è alleata con chi capitalizza per le armi e per le tecnologie delle elité.

Così i cristiani scendono in campo con più decisione certi che seguiranno anche le culture della Vita con le altre confessioni:

l'iniziativa alla proposta di legge prevede quanto segue:

"Giorgio Celsi, presidente associazione Ora et labora in difesa della vita, è promotore, insieme ad altre 14 associazioni – tra i quali Pro Vita & Famiglia onlus - di una proposta di legge di iniziativa popolare per modificare la legge 194 del 1978.

L’dea è di aggiungere un comma all’articolo 14, l’1bis, con lo scopo, spiega Celsi, «di obbligare il medico abortista che esegue la visita pre aborto a far vedere il bambino alla mamma intenzionata ad abortire e far sentire lei il battito del cuoricino della vita che porta in grembo. Questa, nello specifico, la dicitura del comma che si intende aggiungere: «Il medico che effettua la visita che precede l’interruzione volontaria di gravidanza ai sensi della presente legge, è obbligato a far vedere, tramite esami strumentali, alla donna intenzionata ad abortire, il nascituro che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso».

E’ una proposta di legge importante perché se si facesse questa operazione,  la mamma probabilmente cambierebbe idea, come già accade in Paesi che effettuano questo passaggio. «La donna ha il diritto di essere resa consapevole della vita che porta nel grembo, una vita con un cuore che pulsa. Solo in tal modo può essere realmente libera e responsabile delle sue azioni» racconta Giorgio Celsi.

Solitamente, però, chi fa la visita pre aborto è un medico abortista quindi appartenente ad un gruppo di medici che tendono a non far mai questo passo: attenzione perché a quel punto potrebbero essere responsabili, nei termini previsti per legge, del mancato consenso informato.

Celsi conclude con un appello a partecipare all’iniziativa: «C’è tempo fino al 7 novembre per raccogliere le 50mila firme che occorrono per presentare la proposta: in tutti i comuni c’è la possibilità di firmare, informatevi. Se proprio non ci fosse questa possibilità avvisate Ora et labora: possiamo salvare moltissimi bambini, le generazioni future ce ne daranno merito e anche il buon Dio».