Un pet nella nostra casa: gioie e dolori, piaceri e... limitazioni
Le persone che decidono di accogliere un cane o un gatto nella propria abitazione devono essere consapevoli che ciò comporta molti lati positivi ma anche negativi: vi diciamo il perché
Roma - La persona che decide di accogliere un pet nella propria abitazione deve essere consapevole che questa azione ha tanti lati positivi ma anche dei lati negativi.
Incominciamo da quelli piacevoli: avere un cane o un gatto che gira per casa è sicuramente un toccasana per la psiche di chi abita in quell’appartamento, il cane, se ben educato, ha necessità di uscire varie volte al giorno per i suoi bisognini e la sua socializzazione sia con gli altri cani/gatti che con gli umani estranei al suo nucleo familiare. Queste uscite sono di grande aiuto anche per l’attività fisica dell’umano che se ne fa carico e per la sua vita sociale. Il rovescio della medaglia è che il cane o gatto impone dei cambiamenti nel ménage familiare; bisogna considerare che il cane deve uscire anche se fuori piove o fa freddo, che non è sempre possibile portare il proprio pet con sé e quindi, di conseguenza, alcune attività che nella fase no-pet erano considerate normali nella fase post-pet non possono più essere svolte con la stessa libertà di prima.
Il nostro pet, come qualsiasi essere vivente, necessita di controlli sanitari che vanno gestiti in accordo con il veterinario che segue il suo stato di salute e il suo benessere. Comunque le spese veterinarie e quelle dei farmaci veterinari vanno a far parte delle detrazioni fiscali concesse dalla dichiarazione dei redditi all’intestatario del chip. L’inserimento del chip identificativo è obbligatoria per legge ed è la “carta d’identità” del cane se questo fugge.
Per coprire i rischi di danni procurati dal nostro pet ci sono formule assicurative ad un costo più che accettabile o, spesso, questi rischi sono coperti dall’assicurazione che l’umano ha sottoscritto per i danni del suo appartamento.
Non risponde a verità l’assunto che la gestione di un gatto è molto più semplice, qualcuno pensa che il gatto è un animale casalingo per eccellenza con meno esigenze, però non è sempre così. Il gatto potrebbe intrufolarsi negli appartamenti vicini provocando danni, potrebbe graffiare persone o altri pet, potrebbe provocare un incidente automobilistico, ecc.
La scelta tra avere un cane o un gatto è strettamente personale/familiare, infatti è un umano che sarà il suo capo branco e il resto delle persone lo dovranno considerare come facente parte del nucleo familiare stesso. Da sfatare il mito che un cane di grossa taglia sia più difficile da gestire rispetto a uno di piccola taglia. La problematica è la stessa.
E’ consigliata, anche per il gatto, l’identificazione in modo certo tramite chip – pur non essendoci ancora una obbligatorietà come per il cane. Al cane, poi si possono insegnare determinati modi di comportarsi sia che viva in appartamento o in campagna. Il gatto è meno propenso ad imparare determinati modi di vita. Allora cosa spinge una persona ad adottare un pet che, si ribadisce, deve entrare a far parte della vita familiare a pieno titolo e non semplicemente come un “giocattolo” vivo.
La grande compagnia che i pet sanno fare, la capacità di “aiutare” il loro umano di riferimento quando questi si trova ad affrontare delle difficoltà dovute a sconforto, stress, malattia ecc.
Una recente ricerca del nord Europa ha stabilito che il dipendente che porta con sé il proprio pet nel posto di lavoro produce di più e meglio ai fini produttivi.
La scelta da effettuare sia per il cane che per il gatto è la seguente: l’animale deve essere di razza o di canile/gattile? Questo è un aspetto a cui solo colui il quale decide di avere un pet può rispondere.
Augusto Gallo
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