Nascono dubbi sull’utilità dei vaccini infantili, rilanciate le tesi di quei genitori che si oppongono a questa pratica medica per tutelare meglio i loro figli. Il giudice del lavoro Pio Baldi, in una sentenza del 1° luglio ha stabilito l’esistenza di un nesso tra la Sids, ovvero la sindrome della morte in culla, ed il vaccino esavalente, ovvero quello da effettuare nei primi mesi di vita e che dovrebbe mettere al riparo da, appunto, sei diverse patologie che potrebbero altrimenti mettere in serio pericolo la vita o la salute del bambino. Le malattie da cui dovrebbe proteggere il vaccino sono: difterite, tetano, poliomielite, epatite B, pertosse ed emofilo tipo B. Nella sentenza è stato riconosciuto colpevole anche il Ministero della Salute, il risarcimento per la famiglia della vittima ammonta a 200 mila euro, più un vitalizio di circa 700 euro al mese e un ulteriore indennizzo, ancora da quantificare. Una legge del 1992 prevede infatti l’elargizione “a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie e trasfusioni”.Il giudizio finale dichiarato dal dottor Fucili che ha ritenuto che questo decesso, avvenuto pochi giorni dopo la vaccinazione, “possa essere casualmente riconducibile alla stessa in termini possibilistici”; le valutazioni dell’esperto sono state definite “frutto di esaurienti ed accurate indagini, immuni da vizi logici o da errori di metodo”.

Dieci anni fa, in seguito alla morte di una bambina nata nel settembre 2002 e deceduta nel febbraio successivo, circa tre settimane dopo essere stata sottoposta alla vaccinazione. Nel gennaio 2011 i genitori della neonata hanno fatto causa al Ministero che aveva negato loro l’indennizzo richiesto; messo alla sbarra, il dicastero si era difeso parlando di difetto di legittimazione passiva, ovvero la mancanza della titolarità del rapporto giuridico dedotto in giudizio, e di infondatezza della domanda della famiglia. Posizioni che il giudice aveva subito respinto, nominando un consulente tecnico d’ufficio per appurare le eventuali responsabilità del vaccino nel decesso della neonata.

Un altro caso nello scorso giugno, la morte di un bambino a Frascati, in provincia di Roma che pochi giorni dopo la somministrazione di questo vaccino. La motivazione di queste morti potrebbe essere il “Rischio di contaminazione batterica pericolosa”. E' per questo motivo che in 19 paesi di tutto il mondo viene disposto il ritiro immediato del farmaco utilizzato per vaccinare i neonati. Si tratta diInfanrix Hexa, prodotto dalla multinazionale GlaxoSmithKline e utilizzato anche in Italia: è comunemente chiamato “esavalente”, perché protegge i bambini (con tre iniezioni all’età di tre, cinque e undici mesi) da sei malattie: difterite, tetano, poliomelite, epatite b, haemophilus b e pertosse. Infanrix, appunto, è il farmaco somministrato dalle Asl italiane per l’adempimento dell’obbligo vaccinale (in realtà contiene 6 antigeni e non solo i 4 fissati dalla legge).

Pare che le Nazioni che hanno preso la decisione di ritirare il vaccino Infanrix Hexa siano in aumento, ad oggi sono: Slovacchia, Spagna, Germania, Australia, Canada e Francia che non ha ritirato solo l’esavalente, ma anche il vaccino tetravalente e il pentavalente, sempre della ditta GlaxoSmithKline.

Nonostante le statistiche mediche abbiano più volte dimostrato che il rischio che un bambino ha di subire danni da vaccino è tanto maggiore quanto più il bambino è piccolo e tanto è maggiore il numero di vaccini somministrati contemporaneamente, l'Italia non è tra i paesi che ha ritirato il farmaco. Notizia di pochi giorni fa, il tribunale di Pesaro in data 11 Novembre ha emanato una nuova sentenza per autismo da vaccinazione, vittima della somministrazione un adolescente di 16 anni.