Videolottery e giochi online: 11 arresti. Indagini partite da Ostia
IL REATO - Per tutti la contestazione è l’associazione a delinquere a carattere transnazionale volta a commettere una serie indeterminata di reati attraverso una rete illegale di gioco on line, aggirando, in tal modo, la normativa di settore e omettendo fraudolentemente il versamento dei tributi erariali per la concessione di gioco, al fine di realizzare plurime truffe ai danni dello Stato. Solo per Luigi Tancredi, considerato il vertice dell’organizzazione criminale, è stata altresì riconosciuta l’aggravante ‘mafiosa’ ex art. 7 della legge n. 203 del 1991, poiché ha avvantaggiato il clan dei Casalesi, nell’affermarsi nel settore delle scommesse illecite on line. E’ stato inoltre effettuato il sequestro di numerosi beni mobili ed immobili riconducibili agli indagati per decine di milioni di euro.
IL GIOCO D’AZZARDO – “L’operazione di oggi dimostra come sia sempre più saldo il legale tra gioco d’azzardo e criminalità organizzata”, spiega il Codacons in una nota. “Negli anni le mafie hanno incrementato la propria presenza nel settore del gioco perché, mentre da un lato cresceva la febbre da gioco degli italiani che per lotterie, slot, videopoker ecc. sono arrivati a spendere 80 miliardi di euro all’anno, dall’altro la criminalità vedeva aumentare le proprie possibilità di guadagno e l’opportunità di riciclare con facilità il denaro sporco”, prosegue la nota.
LA LIBERALIZZAZIONE – “L’infiltrazione delle mafie nel settore del gioco è stato facilitato e fomentato dalle libera¬lizzazioni del 2003 che, paradossalmente, avevano lo scopo di spingere i giocatori verso il gioco legale. Per tale motivo – sottolinea il Codacons – riteniamo il legame tra gioco e criminalità una vera e propria emergenza nazionale che lo Stato deve combattere incrementando i controlli sul territorio, e limitando l’apertura di nuove sale, per le quali le licenze vengono concesse da comuni e questure con eccessiva facilità”.
L’OPERAZIONE - Nell’ambito dell’operazione ‘The Imitation Game’, il Servizio centrale operativo (Sco) della polizia di Stato, la Squadra Mobile della Questura di Roma, la Compagnia di Nola e lo Scico della guardia di finanza hanno eseguito 11 ordinanze di custodia in carcere, emesse dal gip presso il tribunale di Roma, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, nei confronti dei componenti di un’organizzazione, vicina a diverse consorterie mafiose, che gestiva illecitamente la gran parte delle attività di videolottery e gioco on line a livello nazionale e anche all’estero.
GLI 11 ARRESTI - • BOI Antonio, nato a Roma il 2.08.79; • CASCHETTO Itria, nata a Siracusa il 9.3.85; • CILIBERTO Alessandro, alias Alex, nato Vibo Valentia (VV) il 22.11.77; • DE DOMINICIS Stefano, nato a Roma il 7.05.66; • DI MANNO Biagino, nato a Formia il 14.07.73; • FEMIA Nicola, alias Rocco, nato a Marina di Gioiosa (RC) l’ 01.02.61; • FERRARA Salvatore, alias Sasà, nato a Napoli il 5.07.71; • GARGIULO Agnello, alias Nello, nato a Napoli il 12.01.70; • GIORGI Emiliano, nato a Roma il 16.05.78; • TANCREDI Luigi, nato a Potenza il 27.04.65;
Per tutti la contestazione è l’associazione a delinquere a carattere transnazionale volta a commettere una serie indeterminata di reati attraverso una rete illegale di gioco on line, aggirando, in tal modo, la normativa di settore e omettendo fraudolentemente il versamento dei tributi erariali per la concessione di gioco, al fine di realizzare plurime truffe ai danni dello Stato.
IL SEQUESTRO - Sequestrati numerosi beni mobili ed immobili riconducibili direttamente o indirettamente ai principali indagati, per un valore di circa 10 milioni di euro, tra i quali spiccano società che hanno tra i propri asset sale giochi e attività di ristorazione oltre ad autovetture, correnti e depositi bancari.
IL COINVOLGIMENTO – Secondo la nota diffusa dalle forze dell’ordine, spiccano le figure di FEMIA Nicola, importante boss ‘ndranghetista che dalla provincia di Ravenna dirigeva, sul territorio nazionale ed estero, un’intensa attività illecita nel settore del gioco on line e delle videolottery e di TANCREDI Luigi, detto anche “il re delle slot”, soggetto referente per le mafie, soprattutto quelle calabresi e campane, per la gestione dei siti illeciti per le scommesse sul web, non autorizzati dall’Amministrazione per i Monopoli.
Il VERTICE – figura già nota alle cronache giudiziarie – è risultato essere l’indispensabile cerniera tra gli interessi della criminalità organizzata nei forti guadagni derivanti dal gioco illecito ed il mondo della tecnologia informatica, in virtù delle sue capacità di realizzare “chiavi in mano” risorse web dedicate al gioco online. Lo stesso, infatti, è uno dei più noti imprenditori del settore economico della raccolta del gioco in rete ed è molto conosciuto in campo nazionale ed internazionale per aver avviato dei veri e propri casinò virtuali, molti dei quali, nella home page, contengono estremi di concessioni asseritamente rilasciate da autorità governative di Paesi caraibici, notoriamente considerati “paradisi fiscali”, si legge nella nota.
In tale ottica, il TANCREDI, pur non essendo affiliato direttamente a nessun clan, si è rivolto a soggetti appartenenti ad organizzazioni di stampo mafioso al fine di poter garantire una diffusione più rapida del suo “prodotto”, consentendo agli stessi di ottenere ingenti guadagni illeciti ed aumentando i suoi stessi profitti. Anche in considerazione delle metodologie mafiose tipiche dei sodalizi cui prestava la propria opera, ha ricoperto un ruolo primario, e quasi monopolistico, nella gestione dei cosiddetti “totem” per le scommesse via web.
TENTATO OMICIDIO A OSTIA - Le indagini – avviate dalla Squadra Mobile di Roma all’indomani del tentato omicidio di ARAGONA Fabio Massimo cl.81, avvenuto il 18 aprile 2011 a Ostia Lido e convergenti con analoghe investigazioni condotte dalla Compagnia di Nola e dallo S.C.I.C.O. della Guardia di Finanza – hanno delineato un’associazione a delinquere finalizzata al gioco d’azzardo, aggravata dalla finalità agevolatrice di tipo mafioso, operante su tutto il territorio nazionale ed all’estero, della quale TANCREDI Luigi risulta essere il promotore e l’organizzatore. In particolare l’organizzazione attraverso la creazione di un sito illegale per il gioco del poker online denominato dollaropoker, con server e struttura di gestione situati all’estero, riusciva ad introitare ingenti guadagni illeciti che venivano successivamente versati su conti correnti esteri per poi rientrare in Italia attraverso l’acquisizione di immobili, continua la nota.
LA STRUTTURA - La struttura ideata, organizzata e diretta dal ”re delle slot” aveva la caratteristica di essere di tipo verticistico e piramidale, al cui apice vi era lo stesso TANCREDI che intratteneva rapporti diretti con i cosiddetti National, costituenti il livello più alto dell’organizzazione. Ai National facevano quindi riferimento i Regional che provvedevano al ritiro delle somme di denaro dai Distretti i quali, a loro volta, provvedevano alla raccolta dai Club Manager, gli unici ad avere rapporti diretti con il “player” finale il quale, per accedere al gioco on line, doveva corrispondere in anticipo all’organizzazione una somma di denaro che veniva poi accreditata in un conto virtuale anche mediante trasferimento con carte prepagate poste-pay. Ciascun livello era destinatario, quindi, di una precisa quota di profitti.
IL SERVER - Il “server” che gestiva il gioco on-line era ubicato a Tampa in Florida, mentre in Romania aveva sede la società rumena “Dollarobet srl”, ove fisicamente vi lavoravano sia il personale dell’assistenza al sito sia gli “esperti informatici” che avevano la possibilità di accedere direttamente sul server. Alle risultanze investigative si sono aggiunte le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia che hanno confermato il forte interessamento dei clan camorristici per il settore del gioco illegale on line e la progressiva acquisizione del controllo di tale attività illecita su intere fette del territorio nazionale. I proventi delle attività venivano infatti versati mensilmente ai “casalesi” facenti capo a ZAGARIA Michele, IOVINE Antonio e SCHIAVONE Francesco. L’attività investigativa condotta ha, altresì, fatto emergere collegamenti con la ‘ndrangheta per il tramite del pieno e diretto coinvolgimento del sopra citato FEMIA Nicola, contiguo alla consorteria dei MAZZAFERRO di Marina di Gioiosa Ionica.
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