Ostia – Salsicce, pancetta, wurstel, nagghy di pollo, bastoncini di pesce e patatine surgelate prefritte. No, non siamo in un qualsiasi fast food ma nelle mense scolastiche del comune di Roma dove, dal 1 dicembre scorso, è partito il progetto del ‘Menù europeo’, introdotto in occasione del semestre di presidenza italiano dell’Unione Europea. Ma a protestare vivamente per l’introduzione di questi alimenti, considerati dannosi per la salute di bambini di età compresa tra i due e i dieci anni, sono le mamme che, agguerritissime, a Ostia, hanno chiesto immediatamente spiegazioni alla competente commissione scuola del municipio X. “Nel frattempo è stata presentata una risoluzione che”, riferisce una mamma, “sarà rivalutata in commissione nel corso di un incontro al quale parteciperanno un gruppo di genitori e le dietiste del municipio. La data ci verrà comunicata in seguito: potrebbe essere il 4 oppure l'11 marzo prossimi. Ma intanto noi non ci fermiamo: abbiamo organizzato anche una petizione online, la ‘MensA sana in corpore sano’ su Charge.org per lo stop del progetto o una sua revisione”, spiega, informando che da ieri, in poco meno di sedici ore, sono state già raccolte 80 firme.



“Siamo un piccolo gruppo ma agguerrito”, prosegue la signora: “il nostro intento è coinvolgere i pediatri e portare della documentazione ulteriore alla riunione della commissione sulla mensa nel nostro municipio. Nell’ XI e nel XV il progetto è stato sospeso”. La raccolta firme realizzata a Ostia in tre scuole ha prodotto oltre 300 firme. “Era la petizione scritta e suggerita dal Movimento 5 Stelle, gli unici che ci hanno informato su questo strumento per far fare pressione direttamente ai cittadini. La raccolta firme cartacea è stata effettuata su tutto il territorio romano e andava protocollata in Campidoglio ma i dati si sono dispersi perché molte scuole si sono organizzate autonomamente. E’ difficile, per noi mamme, coordinare un territorio così vasto”. Le signore, rivolgendosi alla Società italiana di pediatria, alla Federazione italiana medici pediatri di Roma, al ministro della salute Beatrice Lorenzin, nonché al sindaco Ignazio Marino, chiedono l’immediato ritiro di questi cibi e la loro sostituzione con “piatti più sani a livello nutrizionale e più vicini alla cucina mediterranea, patrimonio immateriale dell’Unesco dal 2010”.



Le mamme considerano “arbitrario l’inserimento di alimenti grassi, precotti e prefritti, da parte del Comune benché questo sia stato pubblicizzato come un progetto di apertura all'Europa e al cibo europeo, così da avvicinare i bambini agli altri Paesi”. Secondo le pur lodevoli intenzioni del Campidoglio l’introduzione di piatti diversi dai classici spaghetti al pomodoro o dalla cotoletta di carne dovrebbe favorire l’integrazione interculturale e rappresentare per i bambini la piacevole scoperta di nuovi sapori. Il punto è che le mamme, che si sono documentate, pensano che wurstel, pesce fritto e patatine non siano rappresentativi delle diverse nazioni europee e che dovrebbero essere invece sostituiti con zuppe e brasati o comunque con pietanze più sane. “Il menù europeo che abbiamo ereditato nelle scorse settimane”, dichiarò il 25 gennaio scorso l’assessore alla scuola di Roma Capitale, Paolo Masini, “è un bel progetto orientato alla fratellanza e alla conoscenza reciproca, elaborato con l’apporto di tutte le necessarie competenze su questi temi. L’obiettivo è alto: consentire ai nostri bimbi di approcciarsi ai paesi vicini attraverso le loro tradizioni culinarie, proponendo piatti tipici due o tre volte al mese. Per questo”, aggiunse, “vogliamo superare i timori, farlo conoscere meglio ed integrarlo dove necessario. Coinvolgeremo insegnanti, educatrici e genitori in percorsi di approfondimento sull’Europa nelle scuole, mettendo a disposizione sul sito di Roma Capitale il calendario delle uscite dei menù per introdurre in classe la storia e la geografia dei Paesi che arrivano sulle tavole dei nostri bimbi. E avviando con le rappresentanze diplomatiche, con il coinvolgimento dell’Ufficio Relazioni Internazionali di Roma Capitale, iniziative sulle diverse realtà europee. C’è anche un primo piatto ‘made in Italy’ per far avvicinare i bambini alla novità e sgomberare il campo dai timori sulle quantità”. Ma questo non basta alle mamme che, piuttosto che per la quantità, sono preoccupate per la qualità. E ai pediatri dicono: “Abbiamo bisogno di voi, i bambini hanno bisogno della vostra tutela!”. Qualche anno fa accadde qualcosa di analogo quando nelle mense scolastiche fu avviato il progetto del menù etnico: piatti rumeni, indiani, polacchi… I bimbi non sembrarono gradire. E i genitori protestarono.